Banche, rivoluzione digitale per 18 milioni
Le abitudini e l’utilizzo della tecnologia stanno cambiando molto più rapidamente di quello che appare. Prendete l’ultimo dato dell’abi, l’associazione bancaria italiana, presieduta da Antonio Patuelli: sono ormai 18 milioni i clienti degli istituti di credito che utilizzano regolarmente i servizi bancari offerti via web.
Un’accelerazione, secondo il sondaggio realizzato da Gfk e che verrà presentato domani, che è avvenuta soprattutto nell’ultimo anno. L’altra rivoluzione riguarda l’uso degli smartphone, gli utilizzatori sono cresciuti di 3,5 milioni soltanto nell’ultimo anno. E’ come se il telefonino fosse diventato esso stesso una banca o una carta di credito.
Il salto digitale mescola la richiesta di servizi sempre più accessibili al punto che uno su due, ormai, utilizza il telefono per dialogare con la sua banca. Un «fai da te» tecnologico che sta mettendo gli istituti alla prova soprattutto dopo che quest’anno sono entrate in vigore nuove regole per l’accesso ai dati bancari e sull’intermediazione. La direttiva europea consente di autorizzare soggetti terzi ad avere accesso ai propri dati bancari. Un cambiamento profondo.
Viene in mente un tempo, neppure tanto lontano, nel quale gli sportelli bancari venivano acquistati e venduti per cifre fino a 10 milioni di euro. Sembrava una corsa inarrestabile mentre basta guardarsi in giro per vedere quanti sportelli in questi mesi hanno spento le insegne. E dunque la crisi di alcuni istituti si spiega certo con le malefatte di chi li ha gestiti ma anche con il fatto che chi non ha saputo cogliere il senso della rivoluzione digitale è rimasto travolto.
Forse è per questo che la corsa del fintech, la finanza mescolata alla tecnologia, viene considerata la frontiera necessaria per sopravvivere. Se si guarda ai pagamenti elettronici, da Paypal in poi, da Jeffy a Satispay, ai nuovi sistemi che potrebbero utilizzare la blockchain, la forte riduzione dei costi tecnologici per effettuare transazioni, investimenti, operazioni di Borsa, sta trasformando continuamente l’ecosistema della banche. In questo forse servirebbe ancora una sforzo maggiore di integrazione e di collaborazione tra le banche e le eccellenze universitarie