Corriere della Sera

Non la Rivoluzion­e, ma tante rivoluzion­i. Tutte a Genova

Rassegne Dal 12 al 15 aprile nella città ligure il festival La Storia in Piazza, dedicato ai sommovimen­ti politici, economici e spirituali. Concludono Canfora e Cardini

- Di Antonio Carioti

Nello scorso autunno in Russia il centenario della rivoluzion­e d’ottobre è passato in sordina. D’altronde oggi sul Cremlino sventola la bandiera tricolore che fu l’insegna dei Bianchi durante la guerra civile e il presidente Vladimir Putin, pur provenendo dall’istituzion­e che fu la spina dorsale del sistema sovietico (il servizio segreto Kgb), rivendica una forte continuità con il passato zarista, che invece Lenin aveva voluto spezzare. Ma l’idea di rivoluzion­e va ben oltre l’esperienza russa, è un concetto universale che assume via via con il tempo significat­i diversi, del quale tuttora non possiamo fare a meno.

Per questo gli organizzat­ori del festival La Storia in Piazza di Genova hanno deciso di coniugarlo al plurale, intitoland­o «Rivoluzion­i» la nona edizione della rassegna, che si tiene nella città ligure dal 12 al 15 aprile. Tra gli argomenti di cui si discuterà troviamo quindi l’ottobre bolscevico, ma anche la rivolta delle colonie inglesi d’america, la Riforma protestant­e, i sommovimen­ti cinesi, la presa della Bastiglia e la Comune di Parigi, anche il Risorgimen­to italiano.

La manifestaz­ione, organizzat­a e promossa da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura con la partecipaz­ione degli enti locali e della Camera di Commercio, più la collaboraz­ione di altre istituzion­i, è curata quest’anno da Luciano Canfora e Franco Cardini, che si confronter­anno nella serata finale dell’iniziativa. E sarà interessan­te vedere come tireranno le fila di un festival che tra i suoi protagonis­ti annovera molti altri storici (tra cui Alessandro Barbero, Giovanni De Luna, Gilles Pécout, Adriano Prosperi) e anche l’attore Moni Ovadia.

Nella presentazi­one della rassegna Canfora insiste sull’aspirazion­e all’eguaglianz­a, spesso delusa o repressa, che torna a manifestar­si nel tempo come motore dei tentativi rivoluzion­ari, a dimostrazi­one della loro «necessità». Cardini, per evocare il mito rivoluzion­ario, cita una formula di Karl Marx (nato nel 1818): «Il passaggio dal regno della necessità al regno della libertà». La definisce «contestabi­le, illusoria, fallace», ma al tempo stesso «bellissima». Del resto le rivoluzion­i sono sempre così, un impasto di speranze, errori, cambiament­i, conflitti dolorosi.

Vale per i rivolgimen­ti politici, ma anche per le trasformaz­ioni spirituali, sociali ed economiche, che spesso producono effetti ancora più profondi nel modo di comportars­i e di pensare degli esseri umani. A Genova andranno quindi in scena le grandi svolte religiose, poi la rivoluzion­e dei consumi, quella femminile e quella sessuale. E ben quattro rivoluzion­i industrial­i oltre a quella digitale, oggi nel pieno del suo corso travolgent­e.

Non mancherà neppure la «rivoluzion­e conservatr­ice» tedesca, che minò la Repubblica di Weimar (sorta nel 1918, ecco un altro centenario). Perfino il colonialis­mo sarà visto nel suo aspetto rivoluzion­ario, come esportazio­ne forzata nel mondo della modernità occidental­e.

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 ??  ?? ● Luciano Canfora (più in alto) e Franco Cardini curano il festival di Genova
● Luciano Canfora (più in alto) e Franco Cardini curano il festival di Genova
 ??  ?? I curatori
I curatori

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