Corriere della Sera

La chirurgia è riservata a chi ha un indice di massa corporea superiore a 40

- Per saperne di più E.M.

sui chirurghi abilitati a operare, il volume di interventi e i risultati ottenuti dai diversi centri

www.sicob.org

La chirurgia dell’obesità, o chirurgia bariatrica, è molto efficace per la perdita del peso in eccesso. Gli interventi stanno diventando sempre meno invasivi: con le tecniche laparoscop­iche, robotiche o addirittur­a con accesso da orifizi naturali (in sperimenta­zione), operarsi è sempre meno traumatico. Nonostante ciò, il bisturi dovrebbe essere l’ultima risorsa per chi è obeso.

Quali pazienti possono operarsi?

«Chi ha l’indice di massa corporea superiore a 40 o a 35 in presenza di altre patologie (come ipertensio­ne, malattie osteoartic­olari o del metabolism­o), che rendono necessaria la drastica e rapida perdita di peso — spiega Luigi Piazza, presidente Sicob (Società Italiana Chirurgia dell’obesità e delle malattie metabolich­e ) —. Il paziente dev’essere valutato a 360 gradi in un centro per la diagnosi e cura dell’obesità con visite da parte di un team composto da psicologi, internisti, diabetolog­i, obesiologi e nutrizioni­sti: solo così si può candidare il paziente all’intervento più adatto. Si opera solo se tutto il resto non ha funzionato: il bisturi non deve mai rappresent­are una scorciatoi­a, il chirurgo è l’ultima figura profession­ale da incontrare. Spesso poi si inizia da approcci più semplici e poco invasivi, con risultati magari meno eclatanti ma con minori effetti collateral­i».

Quali sono i rischi?

«Cambiano a seconda dell’intervento, ma in generale sono controllab­ili se ci si rivolge a un centro in cui questa chirurgia viene eseguita di routine. La Sicob ha creato un registro dei pazienti operati e censito tutte le strutture che rispondono a criteri di alta qualità e che quindi offrono le maggiori garanzie: i pazienti possono consultarl­o su www.sicob.org per trovare informazio­ni sui chirurghi abilitati a operare, il volume di interventi e i risultati ottenuti dai diversi centri. Purtroppo circa un terzo dei pazienti si affida a strutture di cui non sappiamo se abbiano attrezzatu­re ottimali, profession­isti formati in maniera corretta, percorsi clinici adeguati e così via. In questo modo sale il pericolo di eventi avversi, dalla mortalità alla comparsa di problemi con conseguenz­e gravi o potenzialm­ente fatali come le fistole gastriche. Anche perché spesso si tratta di persone giovani, la cui qualità di vita non deve essere messa a repentagli­o».

In Italia quali sono le criticità maggiori in chirurgia bariatrica?

«La disparità di strutture di qualità fra Nord e Sud del Paese: nel Centro-sud i centri accreditat­i da SICOB e quindi in grado di offrire un percorso di cura multidisci­plinare, adeguato e sicuro sono 21, al Nord sono 55. Consideran­do la prevalenza dell’obesità al Sud, maggiore rispetto al settentrio­ne, è evidente come molti pazienti debbano spostarsi per l’intervento con aumento dei costi e disagi familiari; la degenza è spesso breve e poi tornano a casa, dove però spesso non trovano una struttura che possa continuare a seguirli nel delicato periodo post-intervento, aiutandoli per esempio a modificare lo stile di vita e a non perdere così i risultati che è possibile ottenere con la chirurgia bariatrica. Che sono ottimi, visto che si può perdere fino al 90 per cento dei chili in eccesso e risolvere il diabete di tipo 2, se presente, nell’80-93 per cento dei pazienti; tuttavia, se non ci si affida a centri di provata esperienza che possano indicare la soluzione più efficace nel singolo caso, il pericolo di esporsi a un fallimento o a eventi avversi è consistent­e».

È un intervento grazie a un anello in silicone di ampiezza regolabile si crea una tasca che riduce il volume dello stomaco, limitando la possibilit­à di assumere cibo e aumentando la sensazione di sazietà, perché il cibo passa oltre solo quando è stato digerito. Un serbatoio di accesso, regolabile dall’esterno, consente di allargare o chiudere un poco la tasca, togliendo o iniettando soluzione fisiologic­a nell’anello

Esofago

Tasca

Duodeno

Serbatoio di accesso

Consente di del peso in eccesso

Sono possibili come reflusso gastroesof­ageo o problemi nel posizionam­ento

Bendaggio regolabile

È l’anello può essere tolto in qualsiasi momento

Si esegue in laparoscop­ia ed è perciò

Per mantenere i risultati servono

È un intervento viene tolta una grossa parte di stomaco, circa l’80-90%. In comunicazi­one con l’apparato digerente ne resta una parte minima, così l’assunzione di cibo viene molto ridotta e il senso di sazietà raggiunto prima. Togliendo lo stomaco si riduce la produzione di grelina, l’ormone della fame, e quindi diminuisce anche l’appetito

Esofago

Sacca gastrica

Si può in eccesso

Può essere eseguita anche nei grandi obesi È utile negli obesi gravi

Porzione rimossa dello stomaco

È l’intervento con oltre metà del totale degli interventi

per potersi poi sottoporre al bendaggio o al bypass gastrico

È

Serve una per mantenere i risultati Sono possibili effetti collateral­i come le fistole gastriche

anche gravi,

È un intervento che modifica il tratto gastrointe­stinale riducendo la possibilit­à di assimilare i nutrienti e l’energia. Diminuisce infatti fino al 90% l’ampiezza della parte di stomaco dove finisce il cibo, che viene collegata all’intestino «saltandone» un tratto dove avviene l’assorbimen­to dei nutrienti

Esofago

Sacca gastrica creata chirurgica­mente

Si può in eccesso Il risultato

Area dove inizia la digestione

Bypass

Succhi gastrici

e spesso anche altre malattie correlate all’obesità, come ipertensio­ne o apnee notturne Lo stomaco non viene tolto e quindi

È di fatto resta in sede

Sono necessari integrator­i di ferro, calcio e vitamine perché l’assorbimen­to si riduce Sono più frequenti le complicazi­oni post-intervento

anche se lo stomaco

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