Il centrodestra: il premier a noi Di Maio attacca
Il leader 5S: Salvini sbaglia. Lui: resto fiducioso
Ad Arcore Berlusconi e gli alleati hanno trovato una linea comune per il Quirinale: chiederanno un premier di centrodestra. Una scelta che spinge il leader M5S Di Maio ad attaccare Salvini: no al suo governo-ammucchiata. Ma lui: resto fiducioso.
Incontrarsi, accordarsi e dirsi addio. Almeno nelle dichiarazioni se non nei fatti, perché Berlusconi, Meloni e Salvini sembrano parlare una lingua diversa, pur scrivendone una comune. È successo infatti che ieri nel vertice ad Arcore i tre leader — dopo una discussione che evidentemente non ha sciolto i nodi — abbiano trovato la linea con la quale si presenteranno assieme dal capo dello Stato al secondo giro di consultazioni, basata su tre punti fermi: verrà chiesto di affidare l’incarico al centrodestra, si assicurerà l’unità della coalizione e si chiederà adesione ai principali punti di programma. Però, dopo aver sottoscritto il comunicato in cui si rivendica il primato elettorale, gli accenti cambiano.
Infatti, raccontano, nel vertice si sono saldate le posizioni di Berlusconi e della Meloni, favorevoli a verificare l’ipotesi di un «governo di minoranza» in cui il centrodestra va a cercarsi i voti in Parlamento sui singoli provvedimenti o punti programmatici. Viceversa, Salvini ha ribadito la sua indisponibilità sia rispetto ad un incarico «al buio»,
L’incarico lo chiediamo per Salvini: la Lega è il primo partito della coalizione, neanche Berlusconi lo nega
sia all’ipotesi di un governo con il Pd. Differenze emerse subito dopo il vertice in pubblico, con la leader di FDI a spiegare che appunto la soluzione migliore è rivolgersi «ai parlamentari più che alle forze politiche», e Salvini a ribadire che un governo può nascere «solo in alleanza con il M5S», altrimenti si torni a votare. Peraltro, la stessa Meloni ha chiesto agli alleati di sostenere la sua richiesta di esame, da parte della commissione speciale della Camera la cui presidenza «dobbiamo chiedere per Giorgetti», di modifica della legge elettorale con inserimento di un premio di maggioranza.
Insomma, se il messaggio esterno è che il centrodestra non si dividerà al Quirinale e presumibilmente nemmeno nei prossimi passaggi, le idee su come muoversi restano molto diverse. Berlusconi — che nei prossimi giorni potrebbe nominare Tajani vicepresidente di FI — continua a sperare in ipotesi di governo che coinvolgano il Pd e non costringano ad un’alleanza col solo M5S, la Meloni ritiene che i numeri potrebbero esse-
Puntiamo a un governo che affronti l’aula su alcuni punti e cerchi i consensi mancanti
re trovati senza alleanze organiche, e c’è chi giura che i contatti sia con esponenti del Misto che del M5S che dello stesso Pd siano frequenti.
Resta insomma difficilissimo intravedere uno sbocco alla crisi che, ne è convinto Berlusconi, sarà «ancora lunga» e aperta ad ogni esito, ma l’ex premier è convinto di aver segnato un punto. Come dice la Gelmini «abbiamo dimostrato che non ci sarà nessun cedimento ai giochi di Palazzo o alla teoria dei due forni».
Anche il M5S ha preso tanti voti: escludo di fare un governo con il Pd, bocciato dagli italiani