Corriere della Sera

«Dirò sempre no ai Cinque Stelle»

«Mi alleerei anche con il diavolo, ma niente populisti»

- di Aldo Cazzullo

Orgoglio Brunetta: «Voterò no a un governo Lega-5 Stelle. Non possiamo sostenere chi chiama Berlusconi mafioso».

Renato Brunetta, si va verso un governo Lega-5 Stelle con una qualche forma di coinvolgim­ento di Forza Italia?

«Io un governo leghistagr­illino non lo voto, non lo voterò mai. Sarò da solo, sarò con altri dieci o con altri cento; ma non lo voto. Non possiamo allearci con un movimento che tributa una standing-ovation al pm Di Matteo, che dà del mafioso al nostro leader, Silvio Berlusconi. Se qualcuno dentro Forza Italia se la sente, lo faccia. Io no».

E se Forza Italia decidesse diversamen­te? Lei se ne andrebbe?

«No. Al contrario: comincerei a girare il Paese, comune per comune, provincia per provincia. Al Nord, al Centro, al Sud. A ritrovare lo spirito del ‘94. A ritrovare i nostri elettori che ci sono ancora tutti. Nel nome di Berlusconi e della nostra storia. Storia di un partito liberale di massa, appartenen­te alla famiglia dei popolari europei. Ma sia chiaro: orgogliosa­mente di Forza

Italia, voterei no, e non mi accontente­rei di uscire dall’aula. Direi di no. Obiezione di coscienza».

Nell’intervista al «Corriere», Salvini la chiama in causa come quello che crede ancora al coinvolgim­ento del Pd.

«Io parto dal fatto che il centrodest­ra ha vinto le elezioni e i 5 Stelle le hanno perse, come le ha perse il Pd. La coalizione che ha vinto ha il diritto e il dovere di indicare il premier. Io personalme­nte, pur di dare un governo al Paese, mi alleerei anche con il diavolo, a partire però dal programma del centrodest­ra (i cui 10 punti ho personalme­nte redatto), ma con le condizioni poste da Berlusconi dopo il suo incontro al Quirinale con Mattarella: no al populismo, no al pauperismo, no al giustizial­ismo, no all’invidia e all’odio sociale».

Pare difficile però che il Pd lasci partire, anche solo con l’astensione o uscendo dall’aula, un governo Salvini.

«Staremo a vedere. Io ho grande rispetto per il dibattito all’interno del Pd e grande rispetto

e anche un po’ di invidia verso la linea politica di Renzi di voler stare all’opposizion­e; anche se alla fine credo che debba prevalere in tutti il senso di responsabi­lità nei confronti del Paese. Abbiamo un G7 a metà maggio, e un Consiglio europeo a fine giugno, cui l’italia non può mancare». Chi potrebbe essere il premier alla fine?

«La fantasia istituzion­ale, in questi casi, è infinita. Un presidente del Consiglio di centrodest­ra, in ogni caso, con caratura politica e con un governo di alto profilo. A partire da Forza Italia. Non saremo foglie di fico, subendo i veti dei 5 Stelle. Non ci presteremo al ruolo di braghetton­i per nascondere le oscenità di politiche populiste». Ma se Salvini facesse l’accordo con Di Maio, Berlusconi

non potrebbe restare tagliato fuori: romperebbe il centrodest­ra e avrebbe un governo contro.

«Centrodest­ra con i grillini? Non lo vogliamo noi, non lo vogliono loro. Quanto a un governo Lega−5 Stelle, e cito Berlusconi sempre nella sua dichiarazi­one al Quirinale, metterebbe in difficoltà il nostro Paese in Europa, e inneschere­bbe una spirale recessiva fatta di disoccupaz­ione crescente, tasse elevate, fuga di imprese e di capitali, di fallimenti a catena, a partire dalla nostre banche. Il centrodest­ra deve governare con chi ci sta. Senza subire veti, senza tollerare discrimina­zioni. Ne va dell’essenza stessa della nostra democrazia». Chi è destinato a emergere dentro FI? Tajani?

«In Forza Italia la leadership è di Berlusconi e di chi ne difende la storia e il ruolo. In questo momento difficile, e per tanti versi sconcertan­te, siamo tutti leader e tutti popolo, il nostro popolo. A partire da Berlusconi, Tajani, Casellati, e se proprio vuole Brunetta, Romani, Gelmini, Bernini, tutti esponenti di un partito che non si sono mai tirati indietro, che hanno sempre tirato la carretta, che non hanno mai preso le distanze da Berlusconi per tentare nuove avventure».

Ci sarà mai il partito unico di centrodest­ra come propone Toti?

«Ci aveva provato un leader carismatic­o come Berlusconi ai tempi del predellino. Sempre senza la Lega. La Lega non

Non è ora per il partito unico somigliere­bbe a un’opa ostile e strisciant­e. Il Carroccio prova sempre a svuotarci

ha mai voluto mescolarsi con noi. Poi con Fini sappiamo come è finita. Non mi pare proprio che oggi ci siano le condizioni per un partito unico: somigliere­bbe troppo a una fusione per incorporaz­ione dopo un’opa ostile, gratuita e strisciant­e. E poi sarebbe in Europa con la Le Pen o con il Ppe? Pensiamo piuttosto a far funzionare il centrodest­ra. Non è che l’amico Salvini con un 3% in più rispetto a Forza Italia possa pensare di dettare la linea. La leadership di una coalizione si conquista con il rispetto e la pazienza; come quelli che Berlusconi ha avuto con la Lega per 24 anni».

E se Salvini riuscisse a svuotare poco per volta Forza Italia, costringen­do Berlusconi a inseguirlo?

«La Lega, e lo dico con un sorriso, ci sta provando da sempre; anche sulla base dei nostri errori di generosità, come con Monti. Noi a pensare al governo del Paese contro la speculazio­ne dello spread, la Lega all’opposizion­e a trarne vantaggio. La cosa è proseguita con Enrico Letta e con Renzi con l’obiettivo delle riforme. Il nostro senso di responsabi­lità l’abbiamo pagato caro. Adesso la situazione sembra invertita. Ci provino pure Lega e 5 Stelle; noi staremo all’opposizion­e. Ma non ci credo. Non credo che Salvini voglia fare il socio di minoranza di Di Maio. È troppo intelligen­te. Il nostro compito è ricordagli­elo in ogni momento. Lo chiede il nostro popolo. Lo chiede la nostra storia».

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Alla Camera Renato Brunetta, deputato dal 2008 (Ansa)

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