Corriere della Sera

Immagini spaventose Sorprende il ruolo russo

- di Franco Venturini fventurini­500@gmail.com

Ora l’america di Trump dovrà colpire. Dovrà rispondere alle immagini spaventose che giungono dalla Siria e turbano le coscienze di tutto il mondo civile, dovrà distinguer­si dalla poco credibile «linea rossa» che Obama proclamò contro l’uso delle armi chimiche, dovrà mettere nel mirino militare e politico, oltre al colpevole Bashar al Assad, anche la Russia e l’iran che parlano di montatura e tentano di coprire le spalle al loro alleato di Damasco. In verità non esistono certezze assolute su quanto è accaduto ieri nelle ultime roccaforti ribelli di Ghouta Est, alla periferia della capitale. Ma il numero delle vittime e quello in proporzion­e altissimo dei bambini morti per blocco respirator­io, il rapporto dei medici presenti, e ancor più una certa orribile consuetudi­ne di Assad e dei suoi generali, inducono a credere che la denuncia anti-regime vada considerat­a attendibil­e.

Semmai sorprende l’eventuale ruolo della Russia, che nelle ultime settimane aveva sbloccato l’impasse di Ghouta Est organizzan­do l’evacuazion­e volontaria di civili e di jihadisti, e aveva concluso, nelle ore scorse, un accordo con Jaish alislam che in teoria dovrebbe mettere fine alle ostilità nella zona. Mosca appoggia certo l’avanzata delle forze di Assad. Ma perché il Cremlino avrebbe dovuto gettare alle ortiche sul più bello la sua mediazione, approvando una strage perpetuata con gas nervino? Assad ha forse voluto affermare la sua «autonomia» dalla Russia, e lo ha fatto nel modo peggiore? Le possibili risposte non appartengo­no al carattere atroce eppure moderno, militare e mediatico, del conflitto siriano. L’unica certezza che invece possiamo avere riguarda una guerra che non finisce e non finirà, a dispetto degli sforzi, anche quelli molto mediatici, di Vladimir Putin, di Erdogan e di Rouhani.

Piuttosto, la Siria diventa sempre di più un trampolino, una base di partenza per l’allargamen­to e l’aggravamen­to del disordine mediorient­ale, in Libano, in Iran, ai confini di Israele. Con alle spalle tanti interessi diversi, più o meno mascherati e di certo tutti ignoti ai bambini morti per soffocamen­to a Ghouta Est.

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