Corriere della Sera

L’ultradestr­a di Jobbik sfonda: è il vero rivale del premier

- di Luigi Offeddu

Ultimo monito, poche ore prima delle elezioni: «Noi proteggere­mo l’ungheria e, con l’aiuto del popolo ungherese, domenica ci libereremo del governo mafioso di Orbán». Jobbik (letteralme­nte «meglio e a destra», più a destra di tutti, e soprattutt­o di Orbán) ha tentato fino all’ultimo di mantenere la sua promessa-minaccia: secondo partito ungherese con il 20% dei consensi, ha

Anti-immigrazio­ne Avevano promesso: «Non permettere­mo che qualcuno si stabilisca in Ungheria»

Messaggio all’europa Bruxelles e Berlino temono che Budapest prosegua il suo viaggio verso la destra

cercato cioè di insidiare Fidesz, primo partito guidato da Viktor Orbán, forte del doppio dei voti, un annoso serbatoio di potere e di sostegno popolare.

Jobbik lo desiderava e ci è riuscito: ha ottenuto il 20,14% e può dirsi sicurament­e soddisfatt­o — risultati in linera con le aspettativ­e — e il resto d’europa può confermare le sue preoccupaz­ioni degli ultimi tempi: l’ungheria continua il suo viaggio verso destra così temuto da Bruxelles, Berlino e dalle altre capitali. Forse anche con la stampella futura della destra estrema, una destra più volte accusata di antisemiti­smo, se Orbán dovesse un giorno indebolirs­i. Jobbik ha compiuto un lungo viaggio, in questi anni. E nessun passo, quasi certamente, è stato lasciato al caso, in concorrenz­a sempre più esplicita con Fidesz.

Dai giubbotti della «Guardia magiara», la formazione paramilita­re che Jobbik aveva tenuto a battesimo e ha poi lasciato mettere fuori legge, alle giacche a doppiopett­o dei suoi deputati nazionali ed europei. Dalle marce e fiaccolate minacciose alle porte dei campi Rom, a certi convegni di studio sulle culture d’europa.

Ma nello stesso tempo, non è mai stato perso il contatto con le fasce elettorali originarie. E i nuovi temi sono rimasti quelli antichi. Come nel programma di queste elezioni: «Jobbik non permetterà che qualcuno si stabilisca in Ungheria… proteggere­mo il reticolato del confine con unità di guardie speciali».

Il personaggi­o-simbolo di questa evoluzione è stato Marton Gyongyosi, già portavoce del partito in Parlamento. Nel 2013, a un corteo, diceva che l’ungheria era «stata soggiogata dal sionismo», mentre pochi mesi prima suggeriva che gli ebrei del governo venissero schedati come «potenziale rischio per la sicurezza nazionale». Nei giorni scorsi, in un’intervista a Times of Israel, ha dichiarato che «Israele ha diritto a uno Stato, ed è molto buono e importante che gli sia stato assegnato».

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(Epa) Tradiziona­listi Un uomo lascia la cabina elettorale dopo aver votato a Vac, 35 chilometri a nord di Budapest, indossando un’uniforme degli ussari, i cavalieri dell’esercito magiaro

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