Corriere della Sera

Trapianti, nuove speranze Reni di un dializzato «riparati» e donati

- Di Margherita De Bac mdebac@corriere.it

Alle Molinette di Torino hanno trapiantat­o uno dei due reni (il secondo è andato a Novara) di un donatore che durante il ricovero in rianimazio­ne, dovuto a una malattia congenita, aveva sviluppato un’insufficie­nza renale acuta. Per tentare di salvarlo i medici erano ricorsi alla dialisi continua, 24 ore su 24. In questi casi i due intelligen­ti organi a forma di fagiolo, incaricati di filtrare il sangue dalle scorie, vengono di prassi scartati. La novità consiste nel riutilizzo. L’equipe del professor Luigi Biancone ha indicato una soluzione innovativa. Una volta prelevati dai chirurghi, i reni sono stati rimessi a nuovo con un perfusore, una macchina che li ha irrorati di proteine rendendoli efficienti come fossero sani. Il recupero è stato possibile in quanto ambedue avevano conservato intatte le parti interne essenziali per il funzioname­nto, i glomeruli. La donna trapiantat­a, 60 anni, era in dialisi da 5 anni per nefropatia da calcoli cosiddetti a stampo, molto invasivi. È uscita dall’ospedale due settimane fa. Non è stato ancora dimesso il secondo ricevente, operato a Novara. Non c’è in letteratur­a scientific­a traccia di precedenti, dunque il recupero delle Molinette dovrebbe essere considerat­o il primo al mondo. Un risultato importante secondo Loreto Gesualdo, presidente della Società italiana di nefrologia, la Sin: «Si spalancano ampi orizzonti, la platea dei donatori si allarga. Non tutti i reni sono utilizzabi­li. Così aumentano le possibilit­à di curare i pazienti in lista di attesa». Oltre 7 malati su 10 in lista di attesa, hanno bisogno di un rene. È l’ennesima prova dell’eccellenza della «renologia» italiana e del sistema trapianti.

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