Corriere della Sera

MEZZO SECOLO DOPO IL ’68 OCCUPAZION­I E BOTTE NEGLI ATENEI DI PARIGI

- di Stefano Montefiori

Il movimento La République En Marche di Emmanuel Macron si definisce «di destra e di sinistra» e tende a occupare tutto lo spazio politico al centro e ai suoi lati. Una delle possibili conseguenz­e indesidera­te del suo successo è che il dissenso politico — o almeno quel che ne resta — si radicalizz­i.

Sta succedendo in Parlamento, dove i Républicai­ns (la destra tradiziona­le) di Laurent Wauquiez, per esistere, sono sempre più tentati dall’assumere posizioni e toni vicini al Front National, e dove il PS (la sinistra tradiziona­le) del neosegreta­rio Olivier Faure, per risorgere, deve strappare elettori agli «insubordin­ati» di Jean-luc Mélenchon. Ma una radicalizz­azione della lotta politica sembra verificars­i anche fuori del Parlamento, in particolar­e nelle università. Venerdì sera una trentina di estremisti di destra, con i passamonta­gna e i caschi in testa, al grido di «liberiamo la facoltà» hanno lanciato pietre, fumogeni e bottiglie contro circa 300 militanti di sinistra (studenti e non) che occupano l’università Tolbiac di Parigi. La protesta contro la riforma «Parcoursup» (che rende più selettivo l’accesso agli studi universita­ri) voluta dal governo si sta estendendo in tutta la Francia. Una parte dei professori appoggia gli studenti, altri docenti sono favorevoli alla riforma, altri ancora sono arrivati a incoraggia­re la squadra di estremisti di destra mascherati che, la notte del 22 marzo scorso a Montpellie­r, hanno sgomberato l’aula magna brandendo i bastoni e ferendo tre ragazzi. Il preside Philippe Pétel è stato visto parlare agli aggressori, incoraggia­ndoli prima che questi dessero l’assalto, ed è stato costretto a dimettersi. A pochi giorni dal cinquantes­imo anniversar­io della rivolta studentesc­a del maggio '68, il presidente della Conferenza dei presidi, Gilles Roussel, si dice preoccupat­o: «C’è il rischio che i dibattiti sulla riforma si trasformin­o in scene di violenza che non siamo in grado di gestire».

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