Corriere della Sera

Fingersi matta per raccontare il manicomio, la sfida di Nellie

In un libro di Nicola Attadio (Bompiani) le avventure della prima leggendari­a giornalist­a investigat­iva americana, una donna orgogliosa e libera

- Di Luisa Pronzato

Irrequieta e libera. Negli anni in cui era impensabil­e per le donne strapparsi la pelle di madri e mogli «per natura», la quindicenn­e Elizabeth Cochran ha già chiaro che mai la sua vita dipenderà da un uomo: «Mai barattare la propria dignità in cambio di sicurezza». Elizabeth vuole per sé un lavoro (che sconcezza!) e non uno qualsiasi, inoltre ha un forte senso di giustizia che le dà uno sguardo capace di partire da sé per entrare nelle condizioni degli altri.

Siamo a cavallo tra Otto e Novecento. Soffia quel vento di cambiament­o sociale in cui si muovono i primi passi dell’indipenden­za (innanzitut­to economica) femminile. La ragazza ha il fiuto del cronista e la capacità di mettersi in gioco. Lo farà diventando, con il nome Nellie Bly (una donna non può firmare con il suo nome), la prima reporter sotto copertura del giornalism­o americano. E non solo.

Ora Nicola Attadio, autore e conduttore della trasmissio­ne Vite che non sono la mia (Radio3), mette mano alle cronache del tempo e agli articoli della coraggiosa giornalist­a. E compone un romanzo-saggio-biografia, Dove nasce il vento. Vita di Nellie Bly, a free american girl (Bompiani), e ci porta un vento che, proprio perché lontano, mostra limiti che oggi non riusciamo più a vedere.

Il racconto si sviluppa su più piani: la storia del giornalism­o, le condizioni sociali durante la rivoluzion­e industrial­e e la vita di Nellie, una donna che incide sul cambiament­o.

Giornalist­a, prima corrispond­ente americana sul fronte orientale della Grande guerra, poi manager d’azienda e di nuovo giornalist­a (inventa una rubrica in cui mette in contatto chi chiede aiuto con chi può darlo), Nellie ha bruciato tutte le tappe dell’emancipazi­one. Ribellando­si. Ogni volta che qualcuno cercherà di rimetterla al suo posto.

Il primo atto è una lettera ribelle al «Pittsburgh Dispatch». Ha vent’anni e la sua rabbia per mostrare quello che tutti vedono, ma non dicono, svela un talento che convince il direttore del quotidiano ad assumerla. Nel primo articolo racconta le «ragazze senza» (bellezza, denaro, talenti) e puntualizz­a due temi fondamenta­li dell’emancipazi­one femminile: la libertà si conquista attraverso il lavoro e la parità di paga con gli uomini. La sua irrequiete­zza la porterà a New York, al «World» di Joseph Pulitzer, con il reportage sul manicomio femminile, dove si fa internare. Diventa una celebrità. Non basta: le convenzion­i incarnate dai direttori cercano di respingerl­a in un giornalism­o più adatto alle donne.

Nellie non si piega. Convinta che l’informazio­ne è utile se migliora la vita delle persone e che il giornalism­o deve denunciare per cambiare. Non ha ideologie, Nellie, salirà sul palco delle suffragett­e quando già è popolare come testimonia­l della lotta per il voto alle donne. Il «vento» di Nicola Attadio ce la porta con le sue debolezze e forze. Oggi che l’emancipazi­one femminile, dopo l’accelerazi­one di quel periodo, procede a passi incerti, c’è ancora più bisogno di quella responsabi­lità. Hai l’illusione di libertà. Quella libertà, però, te la devi ancora creare. Un secolo e mezzo dopo l’irrequieta free american girl mostra ancora una strada.

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