«Serie sulla rivalità tra Cia e Fbi: i retroscena dell’11 settembre»
Wright, autore di «The Looming Tower»: fiction per non dimenticare
«Quando lessi il necrologio pensai: quale ironia, l’uomo che avrebbe dovuto stanare Bin Laden è stato stanato da Bin Laden. O’neill era l’eroe che cercò invano di mettere in guardia l’fbi sul ritorno di Al Qaeda».
Veterano dell’anti-terrorismo messo alla porta dall’fbi, l’agente speciale John O’neill prese servizio come capo della sicurezza al World Trade Center neanche tre settimane prima degli attentati dell’11 settembre in cui rimase ucciso. E ora, interpretato da Jeff Daniels, è protagonista di The Looming Tower, la serie Amazon tratta dal bestseller premio Pulitzer del giornalista Lawrence Wright, pubblicato in Italia per Adelphi con il titolo Le altissime torri. Come Al-qaeda giunse all’11 settembre (2007). Wright, che della serie è co-autore, racconta i retroscena della fiction.
Sono passati quasi 17 anni dall’11 settembre. Perché questa serie proprio adesso?
«Più volte Hollywood mi aveva avvicinato, ma io ero riluttante. Quel libro era la mia missione, non volevo finisse nelle mani sbagliate. Più tardi l’ho proposto ad Alex Gibney, uno dei grandi documentaristi
GJeff Daniels (l’agente dell’fbi John O’neill) e il suo antagonista Peter Sarsgaard (l’agente Martin Schmidt, alla guida della Cia) entile Direttore, ringraziandovi per lo spazio dedicato alla vicenda Siae-sky e per l’equilibrio e la correttezza dell’articolo, tengo tuttavia a confermare che il mio unico virgolettato sulla vicenda è: «Siae non ha mai ostacolato l’apertura del mercato ed ha sempre rispettato la legge». «A questo punto chiedo a Sky di pagare gli autori ed editori con le stesse tariffe che paga agli autori tedeschi per l’uso delle opere e che non discrimini autori ed editori italiani». La ringrazio per la precisazione.
americani, che aveva già portato su Hbo il mio bestseller su Scientology. Insieme abbiamo arruolato Dan Futterman, sceneggiatore di Foxcatcher. Oggi il terrorismo è una metastasi, l’america è più divisa che mai e ogni giorno l’integrità dell’intelligence viene pericolosamente messa in dubbio dal nostro Presidente. Soprattutto, una generazione di giovani è cresciuta senza sapere cosa sia stato davvero l’11 settembre, com’era l’america prima e perché è diventata ciò che è oggi. Ecco perché The Looming Tower è fondamentale».
Centrale nella serie è la rivalità tra l’fbi e la Cia, che nella sua ricostruzione contribuì involontariamente alla tragedia.
«L’11 settembre poteva essere evitato. L’fbi stava muovendo i primi passi all’estero, la Cia viveva la cosa molto male. Troppo presi da se stessi, hanno sottovalutato Al Qaeda. Nella serie, O’neill deve vedersela con il suo omologo alla Cia. All’apparenza lavorano per lo stesso obiettivo: evitare un attacco sul suolo americano. In realtà si fanno la guerra. Non solo. Nel primo episodio, ambientato nel 1998, Osama Bin Laden rilascia un’intervista a un giornalista americano annunciando un attacco imminente. Gli agenti ● Lawrence Wright (70 ) è un giornalista e scrittore Usa. Ha vinto il Pulitzer per «The Looming Tower» («Le altissime torri», Adelphi 2007), in cui delinea la nascita e lo sviluppo del terrorismo islamico fino all’attacco dell’11 settembre. Per Adelphi ha pubblicato anche «Gli anni del terrore» e «La prigione della fede. Scientology a Hollywood» dell’fbi spengono la tv e vanno a bere qualcosa, mentre la telecamera indugia su un’altra tv, accesa sullo scandalo Lewinsky. Alla fine degli anni Novanta, l’america era disinteressata alla minaccia che avrebbe segnato il Terzo Millennio. Lo stesso direttore dell’fbi, durante l’intervista a Bin Laden, dormiva col cellulare spento. Nei primi episodi gli attentati non si vedono, ma lo spettatore guarda con orrore».
Sembra una puntata di «Homeland», invece è storia vera.
«Adoro Homeland, coi suoi personaggi imperfetti. Anche O’neill lo è. Donnaiolo, gran bevitore, irruente. Ma su Al Qaeda O’neill aveva ragione, e per l’fbi avrebbe dato la sua vita. In The Looming Tower non ci siamo inventati quasi nulla. Sul libro avevo lavorato cinque anni. Le mie fonti erano terroristi e agenti dell’intelligence».
Altro personaggio reale è Ali Soufan, l’immigrato libanese che diventa il braccio destro di O’neill, e oggi è produttore della serie.
«Era uno di soli otto agenti in tutta L’FBI che parlava arabo, l’unico a New York, e fu essenziale per comprendere la minaccia di Al Qaeda».
Fonti
«Nessuna invenzione per esigenze narrative Le mie fonti? Agenti segreti e terroristi»