Sagan porta l’arcobaleno sulle pietre Show mondiale a 37 anni da Hinault
Lo slovacco attacca a 53 km e trionfa sul pavé: «Come ho fatto? È tutta fortuna»
Retorica? Enfasi? Macché. Peter, come hai trovato il momento giusto per attaccare? «È lui che ha trovato me. Io volevo solo fare un allungo per sciogliere le gambe dopo un tratto di pavé. Ho tirato avanti da solo perché nessuno mi è rimasto a ruota». Ora che è finalmente vinta, qual è il segreto per conquistare la Roubaix? «Non l’ho capito. Anzi, di sicuro la fortuna: non sono caduto, non ho avuto incidenti e non ho forato».
Con tre Mondiali di fila e un Giro delle Fiandre nel curriculum, Peter Sagan conquista finalmente l’amatissima Parigi-roubaix dopo sei tentativi senza mai riuscire a salire sul podio. Con quello che lui chiama «allungo» a 53 chilometri dalla fine ha spiazzato i rivali della Quick-step, in discreta confusione tattica per i troppi candidati alla vittoria, piombando su ciò che restava dei fuggitivi della prima ora. E dopo centinaia di cambi regolari con il bravo e quasi incredulo campione svizzero Silvan Dillier, Sagan l’ha bruciato nel velodromo partendogli alle spalle nell’ultima curva. Primo campione del mondo in carica dal 1981 (a precederlo nientemeno che Bernard Hinault) a domare l’inferno del Nord. Zittiti i rivali, zittito (con eleganza) l’ex Tom Boonen che l’accusa di correre a ruota degli avversari, ieri Sagan ha impressionato per la freddezza con cui ha gestito la corsa dal primo all’ultimo metro. Nel pieno della fuga, a 30 chilometri dal traguardo e con i rivali ad appena 40”, lo slovacco si è trovato «con il manubrio che mi ballava in mano e rischiava di staccarsi da un momento all’altro. Pensate se lo perdevo sul pavé del Carrefour de l’arbre». Un altro sarebbe piombato nel panico o avrebbe perso secondi preziosi a cambiare la bici, incoraggiando la rincorsa degli inseguitori. Lui ha affiancato l’ammiraglia della Bora-hansgrohe, chiesto e ottenuto dal meccanico una chiave a brugola («Da 5 millimetri» ha precisato) e stretto con forza il manubrio continuando a pedalare a 45 all’ora. Dillan, vittima predestinata gli ha reso ogni onore: «Perdere da Sagan è come vincere». Il favoritissimo Niki Terpstra, terzo davanti ai belgi Van Avermaet, Stuyven e Vanmarcke, ha preferito tirare in ballo la classica giornata no. Peter Sagan tornerà in corsa domenica prossima con un’inedita presenza all’amstel Gold Race.
A fronte di dodici atleti dei Paesi Bassi nei primi venti, l’ambiziosa Francia ha fatto magra figura, l’italia la comparsa, fatta eccezione per Daniel Oss, straordinaria spalla di Sagan. Caduto Trentin, Marcato, Moscon e Guarnieri sono i soli nei primi cento di una micro spedizione falciata dai ritiri. Umile e coraggioso Filippo Ganna: bersagliato da fatica e incidenti, il talento della Emirates non ha mollato, arrivando al traguardo (quasi ultimo e fuori tempo massimo) quaranta minuti dopo il vincitore. Bravissimo invece Samuele Manfredi, secondo nella corsa dei diciottenni dopo l’inglese Askey. Il futuro è suo.