Quei «mezzi falli» sempre difficili da giudicare La verità, anche sul campo, costa molta fatica
Serie A con direzioni di gara accettabili anche se affidate a qualche fischietto con limitata esperienza. È il caso di Pasqua, arbitro di Benevento-juve, e di Manganiello, impegnato in Napoli-chievo. Anche Fabbri, alle prese con Romafiorentina, ha mostrato una crescente sicurezza. Gli internazionali Massa, Tagliavento, Valeri, Rocchi e Damato hanno diretto con maggior peso tecnico lasciando però anche dubbi sulle interpretazioni dei contatti in area di rigore. Sembra quasi che la Var non sciolga tutti i dubbi, anzi che tenda a incrementarli. In realtà bisogna tener conto che non tutti i contrasti in area e che non tutti i tocchi di mano debbano essere tradotti automaticamente in penalty. La Var, per ora, può e deve intervenire per ovviare agli errori grossolani dell’arbitro in campo: riportare subito la partita nella regolarità. Ma, purtroppo, i rigori non sono solo solari o inesistenti: possono essere anche a metà. E allora la tecnologia aiuta a ridurre il tasso di incertezza, facendo diventare i due tipi di arbitro più uguali, oppure ogni arbitro mantiene il convincimento personale nei mezzi falli opponendosi al collega tecnologico? Molto lavoro da fare da parte dei formatori, un lavoro nuovo perché bisogna tener conto della visione virtuale dei falli fornita dalle telecamere e fonderla con quella umana dell’unico fischietto. La verità indiscutibile, anche sul campo di calcio, si conquista faticosamente.
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