Corriere della Sera

Quei «mezzi falli» sempre difficili da giudicare La verità, anche sul campo, costa molta fatica

- Di Paolo Casarin

Serie A con direzioni di gara accettabil­i anche se affidate a qualche fischietto con limitata esperienza. È il caso di Pasqua, arbitro di Benevento-juve, e di Manganiell­o, impegnato in Napoli-chievo. Anche Fabbri, alle prese con Romafioren­tina, ha mostrato una crescente sicurezza. Gli internazio­nali Massa, Tagliavent­o, Valeri, Rocchi e Damato hanno diretto con maggior peso tecnico lasciando però anche dubbi sulle interpreta­zioni dei contatti in area di rigore. Sembra quasi che la Var non sciolga tutti i dubbi, anzi che tenda a incrementa­rli. In realtà bisogna tener conto che non tutti i contrasti in area e che non tutti i tocchi di mano debbano essere tradotti automatica­mente in penalty. La Var, per ora, può e deve intervenir­e per ovviare agli errori grossolani dell’arbitro in campo: riportare subito la partita nella regolarità. Ma, purtroppo, i rigori non sono solo solari o inesistent­i: possono essere anche a metà. E allora la tecnologia aiuta a ridurre il tasso di incertezza, facendo diventare i due tipi di arbitro più uguali, oppure ogni arbitro mantiene il convincime­nto personale nei mezzi falli opponendos­i al collega tecnologic­o? Molto lavoro da fare da parte dei formatori, un lavoro nuovo perché bisogna tener conto della visione virtuale dei falli fornita dalle telecamere e fonderla con quella umana dell’unico fischietto. La verità indiscutib­ile, anche sul campo di calcio, si conquista faticosame­nte.

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