«Io, vittima della app: immaginavo i rischi»
Luca Perencin fa il consulente informatico. E questo ce lo ha detto al telefono. Ha 47 anni, abita a Lonate Pozzolo, in provincia di Varese. Ha un predilezione per i Daft Punk, per la serie tv Ncis, ha apprezzato il libro Peccati originali ed è rimasto piacevolmente colpito da un ristorante di pesce di Monza. Questo lo scopriamo da Facebook. E lo sa anche Cambridge Analytica.
Perencin è stato uno dei primi 214.134 italiani ad aver ricevuto l’avviso del social sul possibile uso improprio dei suoi dati da parte della società britannica: «Io evito di legare il mio profilo a quiz o giochini. Mi è sempre apparso chiaro che il loro intento non è farci divertire ma raccogliere informazioni, molte delle quali a loro non servono», racconta mostrando il messaggio ricevuto ieri mattina. Facebook lo ha infatti informato che è stato uno dei suoi contatti a scaricare l’app This is your digital life di Aleksandr Kogan. Perencin ha quindi ceduto fino al 2015 — quando l’app è stata rimossa perché Facebook si è reso conto che aveva venduto i dati a Cambridge Analytica — le informazioni pubbliche del suo profilo, le pagine cui ha concesso Like, la sua data di nascita e la città in cui abita. All’epoca il passaggio dei dati all’app di Kogan (ma non a CA) era consentito dalle condizioni d’uso: «Sì, ne ero consapevole». Nel, piuttosto scarno, avviso si parla anche della possibilità che siano stati raccolti i post e i messaggi inviati all’amico e il nome della sua città natale. «Non mi disturba, perché so come funziona la piattaforma. Però è una questione di fiducia: serve trasparenza. Ad esempio, io ho sempre pensato alla pubblicità e mai ai messaggi politici», aggiunge il 47enne. Con l’avviso, Facebook lo invita a controllare a quali app il suo profilo è ancora collegato: sono una ventina. «Alcune le riconosco, altre no». Disattivarle è facile. Nella stessa pagina c’è il comando risolutivo: quello per interrompere il dialogo con qualsiasi sito fuori dal perimetro del social network. Poi c’è il resto di Internet, ma questa è un’altra storia.