Corriere della Sera

L’uomo che inventò l’algoritmo sui dati «Non aiuto i partiti Più privacy? Si paghi»

- Scienziato David Stillwell sarà ospite del Festival di giornalism­o di Perugia sabato 14 aprile di Francesco Giamberton­e

«C’è una percezione distorta su quanto sia avanzata questa tecnologia, ma io ho scelto di non lavorare con i partiti». David Stillwell è lo scienziato di Cambridge che nel 2013 ha inventato l’algoritmo in grado di capire le personalit­à degli utenti di Facebook attraverso i loro «mi piace». I suoi studi hanno fatto gola ad aziende e politica: nel 2014 il suo ex collega Alexander Kogan fiutò l’affare con Cambridge Analytica e tentò di coinvolger­e Stillwell, che però si tirò indietro.

Perché disse di no?

«Non era etico. Le persone ch partecipan­o ai miei studi sono tutte volontarie. Gli utenti di Facebook devono poter condivider­e i propri dati, non quelli dei loro amici, e sapere cosa sarà fatto con essi in totale trasparenz­a. A quei tempi i “mi piace” degli utenti erano pubblici: Facebook cambiò questa impostazio­ne proprio dopo uno nostro studio (con Michal Kosinski e Thore Graepel, ndr), ne vado orgoglioso. Da ricercator­e accademico penso non sarebbe giusto aiutare un partito con le nostre scoperte».

Facebook ha già sospeso un’altra società: Cubeyou. È vero che avevate lavorato con loro?

«Sì, ci offrirono di creare gratis un sito e un’app che usasse il nostro modello, noi non avevamo le risorse per farlo. Il contratto gli impediva di usare le informazio­ni degli utenti per fini politici e mi sento di escludere che abbiano venduto i dati. E comunque non avevano il modello predittivo e non possono averlo ricavato».

Quanti altri casi Cambridge Analytica potrebbero esserci?

«Non lo so, ma Facebook ha annunciato di dover verificare migliaia di applicazio­ni».

I suoi studi non rischiano di rivelarsi pericolosi?

«Anche le verifiche a scuola sono test di psicometri­a. Ci servono a capire cosa rende ogni persona psicologic­amente unica. Gli studiosi non devono restare a guardare ma fare ricerca e pubblicare, creare dibattito. Altrimenti lo faranno le aziende, che di sicuro continuera­nno a cercare di ricavare i dati per capire meglio i loro consumator­i».

O i loro potenziali elettori.

«Ma è più difficile conquistar­e un nuovo cliente che tenersene uno affezionat­o. In politica è diverso perché, almeno negli Usa, si vota una volta ogni 4 anni: non c’è un rapporto da coltivare. Inoltre non sappiamo se quel tipo di marketing politico su internet riesca davvero a influenzar­e le persone. Quel che fece Cambridge Analytica oggi risulta piuttosto primitivo, quindi il futuro mi preoccupa di più».

Cosa pensa di come Facebook sta gestendo lo scandalo?

«Può suonare strano, ma penso che dovrebbe esserci un Facebook Premium, a pagamento, per gli utenti che vogliono tutelare di più la privacy dei loro dati: farebbe tutti contenti».

 Da studioso non penso sia etico collaborar­e con la politica. Le aziende proveranno a ricavare più dati

Gli utenti non devono poter decidere dei dati degli amici. Dopo una nostra ricerca Facebook è cambiato

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