Corriere della Sera

Salvini e gli alleati, al Colle parleranno in tre

Il leghista non vuole altri vertici prima delle consultazi­oni. E Marine Le Pen lo invita il primo maggio a Nizza

- Tommaso Labate

ROMA «Nessun vertice, nessun incontro. Io domani sarò a Terni, non mi fermo»: quando mancherann­o 24 ore al secondo round di consultazi­oni al Quirinale Matteo Salvini sarà lontano da Roma. Il segretario della Lega sarà oggi nella città umbra per tentare di chiudere a suo favore un altro tassello del risiko delle candidatur­e alle prossime Amministra­tive e per percorrere l’ennesimo miglio dell’allargamen­to del suo partito nelle ex roccaforti rosse. In agenda, per ora, null’altro. Non incontri con Luigi Di Maio, con cui i contatti continuere­bbero comunque a essere costanti. Non altri vertici con Berlusconi e Meloni, che pure avrebbero voluto fare un aggiorname­nto del summit di domenica scorsa a Palazzo Grazioli. E ieri è arrivato un altro invito al leader leghista: da Marine Le Pen per il comizio del primo maggio a Nizza.

Per Salvini, insomma, la direzione è chiara. Vuole «un governo politico» ma non ha «paura di elezioni». Vuole «partire dalla maggioranz­a di centrodest­ra» ma rinnega i veti nei confronti dei M5S. E, soprattutt­o, respinge al mittente la suggestion­e degli alleati di un suo incarico esplorativ­o, «perché non faccio l’esplorator­e». «Una posizione unitaria ce l’abbiamo», dice agli amici Ignazio La Russa e scherza: «Andiamo tutti da Mattarella, gli diciamo tutti che vogliamo un premier di centrodest­ra. Poi quello ci chiede “e con quale maggioranz­a”? E lì è dura».

Apparentem­ente le posizioni sono due. Una (Salvini) che guarda a Di Maio, con lo stesso schema con cui si stanno componendo le cariche in Parlamento; l’altra (Berlusconi, Meloni) che non lo contempla proprio. Ma dietro l’apparenza c’è quel gelo nei confronti dei grillini che, giorno dopo giorno, inizia a sciogliers­i. Soprattutt­o dentro Forza Italia. Potrebbe essere questa la chiave per decrittare In Europa quello che Mariastell­a Gelmini ha detto ieri all’assemblea del gruppo alla Camera: «Dobbiamo avere fiducia nel presidente Berlusconi e nelle mosse che farà».

Che ci sia anche un ramoscello d’ulivo rivolto a Di Maio, tra queste mosse? Tra i pochi punti fermi, per ora, c’è la certezza che il centrodest­ra unito salirà sul Colle con una delle delegazion­i più numerose di sempre. All’uscita parleranno Salvini, Berlusconi e Meloni, attenti a non contraddir­si nemmeno sulle virgole. Tanto per la soluzione della crisi c’è ancora tempo.

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