CENTRODESTRA ALLA RICERCA DI UNA UNITÀ NON DI FACCIATA
Il mantra è quello dell’unità del centrodestra. E il fatto che domani Lega, Forza Italia e Fratelli d’italia andranno insieme alle consultazioni con il capo dello Stato, Sergio Mattarella, viene additato come una conferma. Eppure, l’impressione rimane quella di diffidenze e sospetti corposi; e di una diplomazia unitaria che in realtà rispecchia strategie agli antipodi. Nel veto del Movimento 5 Stelle contro Silvio Berlusconi e quello di Matteo Salvini nei confronti del Pd è racchiusa una divergenza che le trattative per il nuovo governo riveleranno, presto o tardi.
Ieri il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, berlusconiano, ha detto che forse ci vorrà altro tempo. Segno che potrebbe essere necessario un terzo tempo per capire se sta davvero maturando un’alleanza; e dunque una maggioranza parlamentare. Ma già l’ipotesi che dopo il colloquio con Mattarella ognuno dei leader del centrodestra prenda la parola, rischia di incrinare l’immagine di armonia trasmessa d’ufficio. Lega, FI e FDI chiederanno l’incarico per uno di loro, ha confermato Tajani a Otto e mezzo. Ma non è chiaro né se lo otterranno, in assenza di indicazioni chiare; né chi sarebbe il prescelto; né con chi si alleerebbe.
Il comunicato di alcuni giorni fa, formalmente unitario ma smentito da Salvini, lascia intatto il mistero. Anche perché la reazione scontata di FI contro Luigi Di Maio e tutta la nomenklatura grillina che escludono qualunque dialogo col suo leader, lascia un aspetto in ombra. Il presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ieri ha spiegato che «non ci sono vincitori che abbiano l’autosufficienza. Serve una pacificazione per mettere al tavolo tutti gli attori».
È un modo di rispedire al mittente i veti dei Cinque Stelle. Ma a bene vedere, il vero destinatario delle critiche berlusconiane sembra soprattutto Salvini. Nel momento in cui risponde all’alleato rilanciando l’esigenza di trattare con il M5S, ripropone uno schema di governo diverso da FI. E fornisce oggettivamente una sponda a Di Maio che dice a Berlusconi: «Sono 24 anni che stai in politica, ora cedi il passo alle nuove generazioni e fai ripartire il Paese».
Si tratta di una pretesa provocatoria, e ufficialmente la Lega la respinge. Ma intanto i rapporti tra Salvini e Di Maio continuano, magari solo telefonicamente: nonostante il rifiuto di incontrarsi prima del secondo giro di consultazioni che comincia domani. La domanda è se questo preluda a un aggravamento delle tensioni nel centrodestra, senza però portare alla rottura; oppure se siano prove di primato del Carroccio sulla sua coalizione: anche a costo di ufficializzare entro aprile la fine dell’alleanza. Esito improbabile, ma temuto.