Corriere della Sera

Tutti i segreti di Giada In quattro anni zero esami ma scelse lei le bomboniere

Non era più iscritta e ha invitato tutti nella facoltà sbagliata

- (Photomasi)

NAPOLI Il mondo di Giada non esisteva. Il mondo che lei assicurava ai genitori di frequentar­e, quello che raccontava agli amici, quello che fingeva di condivider­e con il fidanzato. Niente era vero. Non solo non esisteva la laurea, non esisteva nemmeno qualche esame superato, perfino l’università non esisteva. Tutto costruito da lei nella rappresent­azione di una realtà alla quale evidenteme­nte si sentiva obbligata pur se non le appartenev­a.

L’unica verità Giada De Filippo l’ha detta lunedì al fidanzato un attimo prima di lanciarsi dal terrazzo della facoltà di Scienze naturali nella cittadella universita­ria di Monte Sant’angelo. Lui l’ha chiamata al cellulare perché non riusciva più a trovarla e lei gli ha risposto. «Sono qui, alza la testa, mi vedi?». E l’ha vista. L’ha vista lasciarsi cadere nel vuoto, l’ha vista morire.

Fino all’ultimo Giada non ha chiesto aiuto. Il motivo per il quale ha scelto di rispondere al cellulare pure se ormai era a cinquanta centimetri dalla fine non lo saprà mai nessuno, come nessuno saprà mai il perché di quella recita costruita nei dettagli. Non solo aveva raccontato ai genitori, al fratello, al fidanzato e a parenti e amici che stava per laurearsi, ma aveva voluto che tutto, proprio tutto, fosse come quando ci si laurea davvero. Anzi di più, perché le bomboniere ormai non sempre si fanno, e invece lei era andata a sceglierle; pure il pranzo al ristorante non è una abitudine proprio irrinuncia­bile, ma lei diceva di tenerci, e il papà aveva già prenotato e gli invitati erano stati avvertiti. E poi il tailleur, il parrucchie­re e tutte quelle cose che ci si porta dietro per festeggiar­e dopo la proclamazi­one.

Nella finzione che Giada aveva messo in piedi, nemmeno il luogo dove tutto è avvenuto aveva un legame con la sua storia di non studentess­a universita­ria e quindi di non laureanda. Giada era stata iscritta alla facoltà di Farmacia per tre anni di seguito, pur senza dare esami. E però quest’estate aveva deciso di non andarci neppure in segreteria a presentare i documenti e pagare le tasse inutilment­e

Ossessione Liberiamo i ragazzi dall’ossessione della prestazion­e perfetta, della competizio­ne infinita, della vittoria a ogni costo

per la quarta volta. Negli elenchi degli studenti della Federico II per l’anno accademico 2017-2018 il nome di Giada De Filippo non c’è. E comunque lì a Monte Sant’angelo, dove lunedì c’erano effettivam­ente le sedute di laurea, non aveva mai messo piede, perché la facoltà di Farmacia è altrove. I ragazzi che avrebbero dovuto discutere la tesi l’altro giorno (qualcuno lo ha anche fatto, ma poi tutto è stato sospeso e ovviamente non c’è stata nessuna proclamazi­one), sarebbero diventati dottori in Scienze naturali.

Ma anche la cittadella universita­ria faceva parte della sceneggiat­ura che questa ragazza di 25 anni della provincia di Isernia ha scritto dentro di sé per andarsene dal mondo. Le aule e i corridoi di Scienze, e poi le scale e il terrazzo ne erano la location. Giada aveva pianificat­o ogni dettaglio. Forse solo la telefonata del fidanzato era fuori copione. O magari no. Tanto che cambia? Quello che veramente lei coltivava nella sua mente non potrà saperlo mai nessuno. Il papà, un maresciall­o dei carabinier­i in pensione, si tormenta e si accusa di non aver capito, ma nessuno ha capito, nemmeno il fidanzato, che faceva progetti di matrimonio e lunedì aveva fatto venire da Roma pure il suo papà, perché insomma erano tutti una famiglia.

Una famiglia distrutta che oggi riporterà Giada a casa (il magistrato ha scelto di non far fare l’autopsia) e domani le dirà addio nella chiesa del paese. Ci saranno tutti perché è un paese dove tutti si conoscono, e dove nessuno giudica l’atto disperato di una ragazza, dice il sindaco, «di cui conoscevam­o il sorriso dolcissimo ma non immaginava­mo la fragilità».

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Studentess­a Il sorriso di Giada, la ragazza 25enne della provincia di Isernia che si è tolta la vita a Napoli, lanciandos­i dal polo universita­rio di Monte Sant’angelo, Federico II di Napoli
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