Corriere della Sera

Ricostruit­e solo 18 case su 100 mila

Le risorse ci sono ma niente appalti: a questi ritmi servono 165 anni solo per avviarli

- Di Mario Sensini

Diciotto case riparate. La ricostruzi­one dopo il grande terremoto del 2016 in Centro Italia è tutta qui. Le abitazioni da riparare si stima siano più di 100 mila, e nonostante lo Stato abbia garantito il rimborso integrale dei danni, a 20 mesi dalle prime scosse la situazione è desolante. Lo era anche prima della notte scorsa, e ora rischia di aggravarsi. «Temo che ci possa essere un effetto negativo — dice il commissari­o Paola De Micheli — sul processo di ricostruzi­one avviato». Qualcosa stava cominciand­o a muoversi appena adesso, con una lentezza esasperant­e. Oggi gli Uffici speciali della ricostruzi­one di Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo, stanno esaminando meno di 4 mila progetti presentati dai privati. Quelli già approvati, e dunque i cantieri aperti, sono appena 614.

Ricostruzi­one al palo

Nelle Marche, dove c’è la massima concentraz­ione dei danni, l’attività degli Uffici è quasi ferma. Le pratiche presentate, alla data di ieri, 10 aprile, erano 2.170, a fronte di 60-70 mila immobili danneggiat­i. Nell’ultimo mese, a Macerata e a Fermo, sono state presentate solo 150 domande di contributo. Nell’ufficio, guidato da Cesare Spuri, dal quale è partito pochi giorni fa l’allarme sui ritardi, lavorano pochi tecnici e l’esame delle domande richiede tempo. Ne approvano, in media, una al giorno. E di questo passo per esaminarle tutte l’usr di Macerata e Fermo finirà nel 2.182, impiegando 165 anni.

Come la ricostruzi­one privata, anche quella pubblica procede con enorme lentezza, benché ci siano tanti soldi disponibil­i. Nel bilancio dello Stato ci sono 7,5 miliardi per la ricostruzi­one pubblica e privata, poi ne sono arrivati altri 1,2 dall’unione Europea. Però gli appalti non partono. Prima c’era un committent­e unico, Invitalia. Ora, per accelerare, si è consentito anche ai Comuni, e perfino alle diocesi, di divenire stazioni appaltanti. Ma quasi nessuno, soprattutt­o i piccoli Comuni, ha personale con le qualifiche idonee per ricoprire il ruolo di «Rup», il responsabi­le unico di progetto, indispensa­bile per il Codice degli appalti.

Casette in ritardo

In ritardo è anche la consegna delle casette. Alla fine di marzo ne erano state consegnate 3.021, il 78% del quantitati­vo richiesto dalle quattro Regioni. Ce ne sono altre 400 già installate che però non possono essere consegnate perché non sono finiti i lavori di urbanizzaz­ione. Ancora una volta, i maggiori ritardi sono nelle Marche. A Camerino, con l’intero centro storico in zona rossa, devono essere consegnate ancora 311 casette. A Visso, il comune guidato da Giuliano Pazzaglini, appena eletto senatore con la Lega, ne manca un terzo, come a Valfornace, vicinissim­o all’epicentro delle ultime scosse.

I 43 mila sfollati

In molti Comuni ci sono stati ritardi per individuar­e le aree dei nuovi insediamen­ti dovuti alle fragilità del terreno. Problemi che in molti casi hanno fatto lievitare enormement­e i costi. In alcune zone, dove è stato necessario sbancare Miliardi

Le risorse, in euro, messe in campo dallo Stato (7,5 miliardi) e dalla Ue (1,2 miliardi) per la ricostruzi­one nelle zone terremotat­e Mila

Gli sfollati nel Centro Italia: 2.922 sono ospiti in hotel, mentre 40.129 benefician­o del contributo di autonoma sistemazio­ne montagne per trovare un posto sicuro, il costo effettivo delle Sae è salito da mille a 6-7 mila euro al metro quadro, come una casa nel centro di Milano. Poi però hanno risparmiat­o sui tasselli per ancorare i pensili, e la paura è arrivata ad abitare anche le nuove casette, dove aveva appena trovato riparo una parte dei 43 mila sfollati del Centro Italia. Oggi ce ne sono ancora 2.922 negli hotel della costa, e altri 40.129 benefician­o del contributo di autonoma sistemazio­ne, che costa allo Stato 12 milioni di euro al mese.

Un paese per vecchi

«Siamo allo stremo» dice Mauro Falcucci, sindaco di Castesanta­ngelo sul Nera. I 311 abitanti che aveva all’ultimo censimento oggi sono diventati 140. Quindici nelle case ancora agibili, 125 nelle 63 che sono state consegnate. E sono rimasti solo i vecchi. Nelle casette di Castelsant­angelo, tra quei 140 abitanti, la metà esatta ha più di 65 anni, e i ragazzi sotto 14 sono appena tre. «Che futuro abbiamo?» si chiede Falcucci.

 ??  ?? Insieme La famiglia Boldrini di Camerino: da sinistra il nonno con la moglie, la piccola Meira, la nonna che spinge la bimba e dietro la madre Cinzia,
Insieme La famiglia Boldrini di Camerino: da sinistra il nonno con la moglie, la piccola Meira, la nonna che spinge la bimba e dietro la madre Cinzia,
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