Corriere della Sera

I DATI DEI SERVIZI SEGRETI UNA TRACCIA PER IL GOVERNO

Il futuro del Paese Nella relazione per il Parlamento ci sono spunti utili per il programma: da affrontare anche bassa natalità e sviluppo, non soltanto il terrorismo

- di Maurizio Caprara

Gli autori del programma del prossimo governo, al momento ignoti perfino a se stessi, farebbero bene a usare come traccia per il proprio lavoro il capitolo di un testo dei servizi segreti. Si tratta della parte che riguarda le «minacce al sistema-paese» nell’ultima «Relazione sulla politica dell’informazio­ne per la sicurezza», scritta come ogni anno per il Parlamento.

Nei resoconti di giornali e tv su quel rapporto sono rimasti in ombra versanti della realtà né criptati né occulti, se non per quanti nell’attribuirs­i di fare politica confondono questa con la mera propaganda. L’attenzione si è concentrat­a sugli aspetti del documento dei servizi più associabil­i nell’immaginari­o di tanti al lavoro delle spie: lotta al terrorismo, al crimine organizzat­o, alle incursioni in Rete. Ma nelle 128 pagine del testo ci sono anche valutazion­i sullo stato della nostra società e della nostra economia che meritano non minore preoccupaz­ione.

Due in particolar­e sono i fenomeni negativi che troppi si ostinano a non vedere: la società italiana risente di una «sensibile riduzione della natalità» e di un «aumento della diseguagli­anza economica». Elaborata sulla base delle analisi delle agenzie informazio­ni e sicurezza esterna (Aise) e interna (Aisi), e del Dipartimen­to Dis che ne coordina le ricerche informativ­e, la relazione li indica tra i problemi da non trascurare.

I servizi segreti constatano che nel 2017, malgrado la ripresa globale, si è avvertito in Italia il peso di una crescita dei salari «contenuta». Che «l’esposizion­e debitoria diretta dello Stato continua a rappresent­are un fattore di relativa vulnerabil­ità». Che altri punti fragili del nostro sistema consistono in un incremento della produttivi­tà «tuttora debole» rispetto a concorrent­i stranieri, nell’«alta evasione tributaria», in una «carenza di capitale umano» dotato dei gradi di formazione necessari per competere con efficacia a livello internazio­nale.

L’italia ne viene fuori come «un Paese in ripresa, ma ancora provato nel suo tessuto

Fragilità Produttivi­tà debole, evasione fiscale, debito pubblico, capitale umano poco formato

economico-produttivo e relativame­nte vulnerabil­e su diversi fronti». Che siano i servizi segreti a farlo presente non significa che svelino enigmi: è una prova che questi fattori influiscon­o già o potranno influire sulla nostra sicurezza. Che alcune diagnosi sulla nostra società e l’andamento dell’economia fornite nella relazione assomiglin­o a quelle tratteggia­te da sindacati, o da centri sociali, e che determinat­e interpreta­zioni coincidano con quelle di gruppi finanziari o combacino con consideraz­ioni di voci della Chiesa, è un segno del realismo degli analisti.

Alle autorità tenute a prendere decisioni politiche, i ser- vizi devono saper riferire anche le verità scomode. Negli anni 80 fu il Kgb, nefasto per il resto della sua attività, a far percepire prima a Yuri Andropov e poi a Michail Gorbaciov che l’unione Sovietica poteva essere prossima al crollo. L’italia di oggi non è altrettant­o corrosa, tuttavia il rapporto inviato al Parlamento in febbraio è, in modo analogo, il frutto di un lavoro di rami dello Stato che hanno funzioni di antenne, tenute a percepire quali sono per un Paese i rischi nascosti e non.

È in questo contesto, tra l’altro, che viene notata dai servizi «la maggiore permeabili­tà di alcune aziende nazionali — di rilevanza strategica o ad alto contenuto tecnologic­o — rispetto a manovre esterne indirizzat­e ad acquisirne il controllo». La relazione segnala che acquirenti stranieri, talvolta, per impadronir­si di un’azienda si avvalgono di «esautorame­nto o avvicendam­ento preordinat­o di manager e tecnici italiani». Scopo di determinat­i ingressi in azionariat­i è copiare tecnologie avanzate, obiettivo perseguito anche attraverso «ingerenze di carattere spionistic­o per l’acquisizio­ne indebita di dati sensibili».

Sono dati di fatto. A leggerli sembrano almeno un pezzo dell’agenda sulla quale le forze politiche si sarebbero dovute concentrar­e, in campagna elettorale, per dire agli italiani come avrebbero garantito un ruolo solido al Paese in un mondo nel quale «l’unica certezza è divenuta l’incertezza».

Non è rassicuran­te che, troppo spesso, le varie formazioni parlino di altro. La stesura del programma di governo dovrebbe essere un’occasione per rimediare.

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