Corriere della Sera

GUERRA IN MEDIO ORIENTE LA NECESSITÀ DI AVERE UN’INFORMAZIO­NE ONESTA

- di Andrea Nicastro

Attenzione a dare per certa la responsabi­lità degli attacchi chimici in Siria. Accusare Assad è facile. A difenderlo invece si finisce nel mucchio dei complottar­di o, peggio, dei complici. Però dubitare di quel che ci viene detto (molto) e mostrato (poco) è un obbligo.

La guerra siriana, nonostante i mille canali social che la raccontano live dai telefonini, è la meno vista della storia. Il problema è che non ci sono giornalist­i indipenden­ti a guardarla. Ce ne sono molti «social», ce ne sono alcuni di regime e anti-regime, ma sono tutti di parte. Perché? Perché andare tra i ribelli è pericoloso, tra chi piange per i gas c’è quel che resta dell’isis.

Questo non vuol dire che i giornalist­i siano sempre una garanzia. Abbondano gli errori fatti dal fior fiore della stampa libera. Uno, clamoroso, fu credere alla figlia dell’ambasciato­re kuwaitiano che si spacciava per infermiera: «I soldati di Saddam Hussein rubano le incubatric­i e lasciano morire i bambini». La guerra del 1991 si giustificò anche così. Altro abbaglio fu l’antrace che lo stesso Saddam Hussein sarebbe stato pronto a scagliare sull’europa nel 2003. I geniacci della comunicazi­one decisero che «antrace» (un’arma batteriolo­gica, guarda caso) fosse una parola poco efficace e la sostituiro­no con «pistola fumante». Funzionò, andammo in Iraq convinti, peccato che di antrace non c’era traccia. Un conto è la scelta politica pro o contro una guerra che spetta legittimam­ente ai governi. Un altro è l’informazio­ne che gli elettori devono poter ricevere. Purtroppo non possiamo dire cos’è successo a Ghouta. Ma sappiamo che non dobbiamo fidarci degli «elmetti bianchi», della contro-propaganda di Russia Tv e neppure delle dichiarazi­oni dell’amministra­zione Usa. Nel 2003 mentì il segretario di Stato Colin Powell all’onu, oggi potrebbe farlo Donald Trump via Twitter. Abbiamo bisogno di prove, di informazio­ne onesta e di prima mano, non di abboccare a chi è più convincent­e.

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