TRUMP COLPISCE ASSAD MA IN SIRIA NON HA ALLEATI
La risposta di Trump all’attacco chimico di Assad potrà anche essere terribile; e forse anche doverosa, considerato il crimine contro l’umanità commesso in Siria. Ma c’è un problema strategico irresolubile. Gli americani possono anche colpire Assad e danneggiarlo. Ma non hanno sul terreno amici da appoggiare. Perché contro il dittatore siriano ci sono le milizie islamiche.
L’occidente in Siria non ha alleati. Assiste impotente a una serie di guerre per procura. I russi sono intervenuti a puntellare un regime amico e a rivendicare un ruolo nel Medio Oriente sguarnito da Obama e da Trump. Gli iraniani collaborano con Assad e con i russi, lungo un asse sciita che da Teheran passando per Damasco conduce alla Beirut degli Hezbollah e alla Gaza di Hamas. Israele colpisce le milizie filo-iraniane, legittimamente preoccupato di avere gli ayatollah sul suo confine orientale. La Turchia, dopo aver sostenuto di fatto l’isis, perseguita gli eroici combattenti curdi che l’isis l’hanno sconfitto. (Poi ci sono i sauditi, che appoggiano le milizie sunnite e nell’altra guerra civile infinita, in Yemen, combattono i ribelli sciiti sostenuti dall’iran). Ognuno insomma in Siria ha i propri amici. Tranne Trump e l’europa. Ci sarebbero i curdi da proteggere; ma la Turchia è un Paese strategicamente troppo importante per andarle contro, e poi fa parte della Nato, e trattiene l’ondata di profughi che si riverserebbe sulle coste greche. Un rebus senza soluzioni. E dopo sette anni di guerra le sofferenze della popolazione siriana sono ormai indicibili.
Caro Aldo, se gli Stati Uniti intervengono in Siria dopo l’ultimo attacco chimico a Douma, non si peggiora ulteriormente la drammatica situazione dei civili? Dario Scala
Da giorni si parla di un possibile attacco degli Stati Uniti in Siria. Ma un attacco potrà davvero fermare il regime di Damasco? O l’ombrello di forze internazionali a difesa di Assad è ormai troppo ampio e resistente? Carla Stefani
Pochi giorni fa il presidente francese aveva promesso impegno nella difesa dei curdi, in Siria. Nulla, però, sembra muoversi. Che cosa potrebbe cambiare, davvero, con un attacco aereo Usa? Dario Conti