«City of Ghosts», uno sguardo duro e coraggioso su Raqqa
N on c’è pace in Siria. Giorni fa, la popolazione di Douma ha subito un criminoso attacco chimico attribuito a Bashar al Assad: almeno 60 morti, molti bambini, e circa 1000 feriti. Questa strage ha fatto da sottofondo — un sottofondo spietatamente tragico — alla visione del documentario City of Ghosts, firmato da Matthew Heineman (History, canale 407 di Sky, lunedì, ore 21,50). «Raqqa is Being Slaughtered Silently» («Raqqa sta venendo massacrata in silenzio») è un gruppo di anonimi giornalisti che, dopo aver visto il proprio Paese vessato prima da Assad e aggredito poi dall’isis, ha deciso di rischiare la vita per documentare l’infernale atrocità. Per la prima volta dalla sua fondazione, avvenuta nel terzo secolo a.c., Raqqa stava per diventare capitale. Non della Siria di cui era avanguardia culturale, ma dell’autoproclamato Stato Islamico.
City of Ghosts è costruito sulla voce narrante del portavoce di Rbss, Aziz, che guida lo spettatore attraverso un racconto che si muove tra la Siria, la Turchia e la Germania, dove molti di questi giornalisti-attivisti vivono in case sicure di cui non viene svelata la posizione, proprio perché sono fuggiti dalle persecuzioni dell’isis che ancora li cerca per ucciderli. Raqqa è davvero una città di fantasmi.
Fantasmi sono i giovani incorporei e anonimi che raccontano la tragedia; fantasmi sono i corpi massacrati di molti cittadini, prima da Assad e poi dal califfato islamico; fantasmi di morte sono i video che documentano il regno del terrore, fatto di decapitazioni, linciaggi ed esecuzioni pubbliche, che Isis compie nel nome dell’islam. Raqqa stessa è un fantasma. City of Ghosts è uno sguardo crudo e coraggioso sul conflitto in Siria, un Paese vittima dei complicati equilibri internazionali. Un gruppo di giovani attivisti ha sfidato l’isis sul terreno della comunicazione, utilizzando la rete come controinformazione.