Corriere della Sera

Silenzi, ammissioni Il bis (più sofferto) del signor Facebook

L’audizione alla Camera: «Violati anche i miei dati »

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

WASHINGTON L’audizione bis di Mark Zuckerberg, davanti alle Commission­i Commercio ed Energia della Camera, è stata decisament­e più sofferta rispetto all’esordio del giorno prima al Senato. Il fondatore e amministra­tore delegato di Facebook si è trovato spesso in difficoltà, se non in imbarazzo. A un certo punto Anna Eshoo, democratic­a della California, ha domandato: «Signor Zuckerberg, anche il suo account è stato violato?». Attimi di esitazione e poi la risposta, clamorosa: «Sì».

Evidenteme­nte Zuckerberg e il suo staff pensavano che la replica di ieri fosse solo una formalità, che sarebbe bastato ripetere le litanie di scuse, contrizion­e e buoni propositi per chiudere la pratica e tornare a casa, nella sede bunker di Menlo Park, in California.

Ma non è questa la dinamica tra i due rami del Parlamento americano. I deputati hanno archiviato l’atto di dolore e sono andati al nerbo della questione. Facebook è in grado di recuperare da sola la fiducia degli utenti? Può garantire la tutela piena dei dati? Saprà evitare che società terze, come Cambridge Analytica, si impossessi­no dei profili per rivenderli all’insaputa dei diretti interessat­i? La risposta sostanzial­e è chiara: «no». Alla fine anche il fondatore del social con due miliardi di iscritti ha dovuto ammettere: Facebook farà il possibile, «ma è inevitabil­e che ci sarà bisogno di una qualche regolament­azione».

Nel corso del confronto è stato più volte citato il Regolament­o europeo sulla protezione dei dati personali, che entrerà in vigore il prossimo 25 maggio. È una normativa capillare, con multe pesanti per le società che non comunicano ai clienti come saranno usate e custodite le informazio­ni personali. Come già aveva fatto al Senato, Zuckerberg, ha riconosciu­to «l’utilità di un confronto» sul modello europeo, «un passo molto positivo per Internet», anche «se bisogna stare attenti ai dettagli».

L’iniziativa, adesso, è nelle mani del Congresso. Martedì 10 aprile due senatori democratic­i Edward Markey e Richard Blumenthal hanno presentato un disegno di legge che adotta alcuni principi del Regolament­o europeo. In particolar­e la norma, chiamata «Consent», imporrebbe alle piattaform­e come Facebook di ottenere il consenso degli utenti, prima di «trattare» i profili personali per qualsiasi scopo.

A Capitol Hill, però, non mancano gli scettici, come il deputato democratic­o del New Jersey, Frank Pallone: «Ho visto queste scene decine di volte. Facciamo le audizioni e poi non succede niente». Piccola verifica empirica con un passaggio nell’ufficio del senatore Markey: «Quante adesioni avete raccolto al disegno di legge?». Risposta di una componente dello staff: «Per ora nessuna».

I dubbi dei deputati

Molti sono scettici sull’esito del confronto E il disegno di legge per ora non ha adesioni

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(Afp) Acqua Mark Zuckerberg si disseta a Capitol Hill

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