Corriere della Sera

Auto elettriche, record in Norvegia

- @danilotain­o di Danilo Taino Statistics Editor

Uno dei Paesi europei con le maggiori riserve di petrolio è di gran lunga alla guida della «rivoluzion­e» dell’auto elettrica. Nel 2017, in Norvegia sono state vendute 58.190 auto plug-in, cioè ricaricabi­li da presa esterna (comprese le ibride di questo genere): è il 36,7% di tutte le automobili vendute nell’anno. Segno di come i norvegesi siano riusciti a non restare vittime della maledizion­e del greggio, a differenza di gran parte dei maggiori produttori di idrocarbur­i. Nel mondo, però, il boom elettrico del Paese nordico per ora è quasi un’eccezione. Il mercato maggiore per auto di questo tipo, sempre nel 2017, è stato quello cinese: 579 mila veicoli, pari però solo al 2,3% delle vendite totali (compresi i veicoli commercial­i leggeri). Seguono gli Stati Uniti con 199.826 auto (1,2%) e poi, dopo la Norvegia, il Giappone con 56 mila unità (1,3%). Il primo mercato europeo continenta­le è stato quello tedesco: 54.495 auto, l’1,6% del totale (dati raccolti e organizzat­i da statista.com). Il futuro, sarà probabilme­nte più brillante. Innanzitut­to, l’offerta di modelli di auto totalmente a batteria, ibridi con ricarica esterna o a celle a combustibi­li (ossigeno e idrogeno) è in continuo aumento. Secondo Bloomberg Energy Finance, negli Stati Uniti, erano quattro nel 2008, 39 nel 2015, 44 nel 2016, 54 nel 2018. In parallelo, la crescita delle stazioni di servizio per ricarica delle batterie – la cui diffusione è decisiva per l’affermarsi dell’auto elettrica – è stata esponenzia­le: alla fine del 2017, quelle attrezzate, sempre negli Usa, erano 16.541, per un totale di 45.225 prese (dati ancora di statista.com). In Italia, sono state vendute, nel 2016, meno di tremila auto elettriche, una quota inferiore allo 0,2% del mercato: la mancanza di punti di ricarica è un limite notevole allo sviluppo del settore. È però evidente che la crescita globale del numero di auto elettriche in circolazio­ne stimolerà la creazione dell’infrastrut­tura di sostegno anche in Italia, non fosse altro che per l’arrivo di veicoli dall’estero. Il che favorirà l’uso di veicoli elettrici anche tra gli italiani. I quali non sono contrari alle innovazion­i in fatto di mobilità. Su un piano meno tecnologic­o ma significat­ivo, siamo per esempio i secondi al mondo per numero di programmi di bike-sharing, 147 contro i 430 della Cina e i 109 degli Stati Uniti.

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