Salvini al bivio, M5S dice no all’incontro
Di Maio rifiuta il caffè al Vinitaly con Matteo. Stop leghista a governi «raccogliticci»: bene un esploratore
MILANO Matteo Salvini comincia ormai ad avere seri dubbi sulla possibilità di un accordo con il Movimento 5 Stelle. Il fatto che gli uomini di Luigi Di Maio abbiano respinto l’eventualità di un incontro tra i due leader domani al Vinitaly di Verona — a cui parteciperanno entrambi con tempi diversi — allontana il coagularsi dell’intesa di governo. L’idea — racconta un leghista — era quella di un incontro «sdrammatizzato, semplicemente un caffè di cortesia». Una photo opportunity che restituisse il senso di un filo non interrotto a dispetto del siluro al dialogo sparato da Silvio Berlusconi all’uscita dal Quirinale.
I leghisti non sono affatto propensi a derubricare le sortite anti 5 Stelle del Cavaliere come un momento di nervosismo: «Ma se Berlusconi si illude che noi accetteremo un governo sostenuto anche dal Pd si sbaglia di grosso». Salvini ha tenuto a freno le pressioni di chi nel suo partito gli suggeriva di formalizzare la rottura con l’ex premier. E anzi ha detto che i rapporti con il fondatore di Forza Italia sono «buoni. Io non bado alla forma, bado alla sostanza». È vero però che il leader leghista ieri non ha risposto a nessuna delle telefonate arrivate da FI.
Secondo i leghisti, lunedì pomeriggio Mattarella dirà che i tempi sono scaduti. Il tentativo, si dice nel partito, sarà quello di mettere con le spalle al muro sia Salvini sia Di Maio. Se la proposta del capo dello Stato fosse quella di un incarico esplorativo alla presidente del Senato Elisabetta Casellati la Lega non si metterebbe di traverso. Ma di governi «raccogliticci» o «tutti insieme» non se ne parla.
Intanto, la Cassazione ha accolto il ricorso della Procura di Genova volto a estendere il blocco dei conti leghisti anche alle somme che arriveranno in futuro alla Lega. La seconda sezione penale della Suprema Corte ha annullato con rinvio al riesame l’ordinanza con la quale era stato fermato il sequestro. Si tratta del procedimento nei confronti di Umberto Bossi e Francesco Belsito per la truffa sui rimborsi elettorali.