Corriere della Sera

AL FESTIVAL DI CANNES, SI SELFIE CHI PUÒ!

- di Aldo Grasso

Quegli snobboni dei francesi vogliono bandire i selfie dal Festival di Cannes. Il direttore Thierry Frémaux trova che i selfie siano «volgari, ridicoli e stupidi» e che rovinino il rito glamour della montée des marches, con i fotografi che immortalan­o la cerimonia. Il cinema, Godard e il red carpet, pardon, le tapis rouge sono salvi!

Com’è volgare farsi i selfie! Eppure la parola è ormai entrata nei dizionari, a legittimar­e la lingua dei social. Selfie

Diversi Meglio la generazion­e allo specchio che la spocchia di certa cultura

non è il semplice autoscatto o la versione digitale dell’autografo, è qualcosa di più: il desiderio della condivisio­ne della cosiddetta «generazion­e allo specchio». Con molta approssima­zione, selfie sta diventando sinonimo di narcisismo. Ma spesso è solo un’emozione espressa in immagine, un frammento di una biografia visiva, un diverso modo di raccontars­i. È cultura pop, come il cinema. Persino papa Bergoglio non rifiuta un selfie, quando incontra i giovani. Persino lo sciovinism­o francese è costretto a usare la parola selfie perché a tradurla era troppo lunga: photo prise de soi-même à bras portant avec son téléphone portable.

Non mi sono mai fatto un selfie in vita mia, ma andrei volentieri a Cannes per rovinare «la qualità della sfilata». Sì allo specchio, no alla spocchia culturale degli intellò, che è peggio della presunta banalità della gente comune. Si selfie chi può!

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