Mosca avvertita dell’attacco Come reagirà adesso Putin?
Mosca non ha attivato le sue batterie di difesa E minimizza. «Azione simbolica e concordata»
Rapporti
● Mosca e Damasco sono legati tra stretti rapporti economici e, soprattutto, militari sin dalla fine della Seconda guerra mondiale
● Gli alti ufficiali dell’esercito siriano si sono recati per decenni in Unione Sovietica per affinare l’addestramento
● Il padre dell’attuale leader siriano, Hafez Assad, imparò a pilotare i Mig 17 nell’urss
● Negli anni Settanta, andato al potere dopo un colpo di Stato, Assad padre offrì ai sovietici una base navale a Tartus, sul Mediterraneo, in uso tuttora
● Soltanto con Gorbaciov al potere a Mosca i rapporti tra Siria e Urss conobbero un «raffreddamento»: in quegli anni i siriani strinsero i legami con la Cina e la Corea del Nord
● Quando Putin diventò presidente della Russia, tornò il «bel tempo» tra Mosca e Damasco: nuove forniture di armi e consiglieri
● L’intervento russo in Siria si è fatto massiccio con lo scoppio della guerra civile
Qualcuno sui social media russi è arrivato a criticare Vladimir Putin per non aver «protetto» l’alleato siriano. Ma in generale la Russia sembra apprezzare il leader che ha dimostrato con senso di responsabilità «di essere un vero statista».
Il Cremlino ha reagito con parole dure («un atto di aggressione contro uno Stato sovrano che peggiora la situazione») ma non ha intrapreso rappresaglie. Anche le possibili iniziative da dispiegare in futuro non sembrano destinate a provocare un’escalation. Si dice che potrebbero arrivare ai siriani batterie di S300, anche se Putin aveva promesso agli israeliani di bloccare la fornitura.
E ora Mosca è impegnata a dimostrare (anche con un’attività frenetica online, secondo gli Usa) che l’attacco ha provocato pochissimi danni all’alleato Assad. Su 103 missili lanciati (gli Usa dicono 105) 71 sarebbero stati abbattuti dalla contraerea siriana fornita in epoca sovietica.
Certo i canali militari tra il Pentagono e il ministero della Difesa russo hanno funzionato anche in queste ore. I russi erano stati avvertiti degli imminenti lanci. L’ambasciatore Usa a Mosca ha specificato che il suo Paese ha contattato la Russia «per diminuire il rischio di vittime tra le forze russe e la popolazione civile». Il che farebbe pensare che le informazioni ricevute siano state condivise con i siriani.
In alcuni casi (secondo Mosca in tutti) gli strumenti di intercettazione del Cremlino hanno monitorato i missili da crociera. Ma le batterie di difesa S-300 ed S-400 che proteggono le basi russe non hanno aperto il fuoco.
Ognuno avrebbe svolto il proprio ruolo lasciando «spazio di manovra» all’altro. I russi hanno consentito ai missili di arrivare, sicuri che non avrebbero fatto danni seri. Gli Usa hanno attuato la rappresaglia, stando attenti a non pestare i piedi al Cremlino. Sintetizza il politologo Sergej Karaganov: «Un’azione simbolica e concordata».
@Drag6