Corriere della Sera

Prove, filmati I e intelligen­ce Cosa sappiamo dei raid chimici ?

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE A PARIGI

di Stefano Montefiori

servizi francesi si basano su due categorie di fonti: foto e video apparsi su siti specializz­ati e nei social media, e informazio­ni ottenute direttamen­te dall’intelligen­ce.

Nel documento di «valutazion­e nazionale sull’attacco di sabato 7 aprile a Douma, nella Ghouta orientale» diffuso ieri dal Quai d’orsay (il ministero degli Affari esteri), i fatti riportati sono una serie di bombardame­nti che hanno provocato la morte di almeno una quarantina di persone e l’afflusso di un centinaio di pazienti negli ospedali, con sintomi evidenti di esposizion­e a un agente chimico: difficoltà respirator­ie, ipersaliva­zione e ipersecrez­ioni orali e nasali, cianosi (la pelle che diventa bluastra), bruciature cutanee e bruciature della cornea.

Gli esperti francesi hanno analizzato le immagini relative agli ospedali e a un palazzo dove in particolar­e sono morte circa quindici

persone. «Non è visibile alcun decesso per effetto meccanico — si legge nel rapporto —. L’insieme dei sintomi è caratteris­tico di un attacco chimico, attuato in particolar­e con agenti soffocanti e composti organo-fosforici o con acido cianidrico».

Il documento cita testimonia­nze di organizzaz­ioni non governativ­e mediche giudicate «abitualmen­te affidabili»: la Syrian American Medical Society e la Union of Medical Care and Relief Organizati­ons. «La grande maggioranz­a dei video e delle fotografie sono di fattura recente e non sono il frutto di una manipolazi­one», giudicata oltretutto al di là delle capacità dei gruppi anti-governativ­i presenti nella Ghouta.

Sul fatto che l’attacco chimico sia stato effettuato dal regime di Assad, secondo il documento del Quai d’orsay «informazio­ni affidabili indicano che responsabi­li militari siriani hanno coordinato l’utilizzo di armi chimiche contenenti cloro a Douma il 7 aprile 2018». Quanto alla tesi di un attacco autoinflit­to a fini di propaganda, «i servizi non dispongono di alcuna informazio­ne che possa supportarl­a».

Dopo l’attacco chimico accertato del 21 agosto 2013, quello al gas sarin di Khan Cheikoun del 4 aprile 2017 provocò una prima risposta degli Stati Uniti. Da allora sono stati denunciati 44 episodi, e i servizi sono certi della natura chimica di almeno 11 attacchi.

Infine, sul perché usare l’arma chimica: da un punto di vista tattico, i combattent­i nemici vengono snidati dalle abitazioni e possono essere affrontati in campo aperto; da un punto di vista strategico, l’obiettivo è punire i civili per l’appoggio vero o presunto fornito ai ribelli, e convincere questi ultimi ad arrendersi. Una strategia che funziona: i due gruppi Ahrar al-cham e Failaq al-rahmane avevano già concluso un accordo con il regime, deponendo le armi; restava una parte di Jaish al-islam, circa 5.000 uomini armati. Dopo il 7 aprile, anche loro si sono arresi.

Agenti soffocanti

«Nessun decesso per effetto meccanico, i sintomi sono quelli di acidi e composti»

Oltre 40 episodi

Nell’ultimo anno denunciati 44 casi, almeno 11 verificati dai servizi segreti

 ??  ?? In ospedale Un bambino viene lavato dopo l’attacco chimico del 7 aprile a Ghouta (foto White Helmets)
In ospedale Un bambino viene lavato dopo l’attacco chimico del 7 aprile a Ghouta (foto White Helmets)

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