Corriere della Sera

«Ho conosciuto Breton Per amore di Trotskij rischiai l’impiccagio­ne»

Il critico d’arte: Togliatti fece fallire la mia casa editrice

- A di Pier Luigi Vercesi (Fotogramma).

rturo Schwarz, viene voglia di cominciare il racconto della sua vita con l’incipit di Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez: «Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato...». Cosa pensava lei, in quella primavera del 1949, prima di salire sul patibolo in Egitto?

«Patibolo, esatto. Non mi aspettava un plotone, ma il nodo scorsoio: mi avevano condannato all’impiccagio­ne lasciandom­i tutto il tempo per riflettere sugli anni vissuti fino ad allora, 25, pochi ma intensi. Da tempo sapevo in cosa credevo e cosa volevo dalla vita. Come disse lo scultore Constantin Brancusi: “Tutte le mie opere sono databili dall’età di quindici anni”. Per me, forse, da prima ancora».

Riavvolgia­mo il nastro: com’era finito un italiano, quasi settant’anni fa, in una galera egiziana con la pena capitale pendente sulla testa? E com’è che oggi, a 94 anni, è qui, di fronte a noi, nella sua casa di Milano, zeppa di capolavori e libri, con una moglie giovane e bella, Linda, a raccontarc­elo?

«Sono nato ad Alessandri­a d’egitto da padre tedesco di Düsseldorf e da madre milanese, Margherita Vitta, figlia di un colonnello dell’esercito italiano. Entrambi ebrei. Si conobbero lì e si sposarono. Avevo la doppia cittadinan­za ma nel 1933, con l’ascesa di Hitler al potere, rinunciamm­o a quella tedesca e mio padre, separatosi da mia madre e trasferito­si al Cairo, mi vietò di rivolgermi a lui nella sua lingua madre. Non feci fatica: mi sentivo italiano, studiavo in scuole prima inglesi e poi francesi, e avevo una naturale repulsione per la Germania. Mio padre era influente in Egitto: aveva inventato la formula per disidratar­e le uova e le cipolle, dando un grande impulso alle esportazio­ni di un Paese esclusivam­ente agricolo. Dopo aver trascorso la giovinezza in Egitto, il critico d’arte sbarcò a Genova per stabilirsi in Italia. Che «mi sembrò il paradiso terrestre». Giunto a Milano, dove vive ancora oggi, trovò lavoro in un ufficio di import-export al Duomo. Poi è stato libraio, editore e gallerista

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Saggista Arturo Schwarz, 94 anni (Fotogramma)

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