Corriere della Sera

Un algoritmo ci dirà quanto costa non farlo

- Luigi Ripamonti

Sul fatto che sia importante aumentare l’aderenza alla terapia sono tutti d’accordo e le soluzioni proposte sono diverse (si veda l’articolo a lato).

Il consenso è unanime anche sul fatto che una migliore aderenza ai trattament­i consentire­bbe non solo migliori risultati delle cure ma anche significat­ivi risparmi sociali, sia in termini diretti (minori sprechi), sia di complicanz­e (con relativi costi di trattament­o), sia di perdita di giornate di lavoro.

Per calcolare le ricadute economiche dalla mancata aderenza e capire in quale misura vi incidano le variabili coinvolte è stato avviato il progetto «Abbiamo i numeri giusti» con il contributo non condiziona­to di Merck, che prevede la sperimenta­zione in cinque Regioni (Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Puglia) di un algoritmo messo a punto dall’alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’università Cattolica di Roma (Altems).

«Diversi studi hanno dimostrato che l’aderenza alle cure è influenzat­a da diversi fattori (tecnicamen­te determinan­ti) — spiega Alberico Cicchetti, direttore dell’altems e autore dell’algoritmo —. Per esempio sappiamo che le persone istruite sono più aderenti alle terapie e che le donne lo sono meno degli uomini, probabilme­nte perché più abituate a occuparsi degli altri piuttosto che di se stesse. In certe patologie, poi, l’aderenza è maggiore che in altre: per esempio fra i diabetici e i cardiopati­ci, rispetto a chi soffre di malattie meno gravi. Abbiamo inserito tutti questi fattori in una formula che permette di correlarli, in termini numerici con il livello di aderenza».

Come funziona l’algoritmo esattament­e?

«Di fatto — illustra Cicchetti — è costruito su funzioni matematich­e che dicono qual è l’effetto di un certo fattore (sul quale è possibile intervenir­e) su una certa variabile. La variabile è una sola, cioè l’aderenza, ma i fattori sono tanti, e possono essere, ovviamente, il numero di somministr­azioni al giorno della medicina, la sua formulazio­ne (spray piuttosto che cerotto, o iniezione) ma anche, come accennato, il tipo di patologia, la situazione socioecono­mica, eccetera. A ognuno di questi determinan­ti, sulla base di diversi studi, è stato attribuito un valore numerico. Con l’algoritmo così ottenuto abbiamo condotto già uno studio pilota, ma ora vogliamo fare qualcosa di più ambizioso, cioè utilizzarl­o con dati reali su larga scala. Per questo abbiamo chiesto a 5 Regioni di testarlo. Infatti se prendiamo una popolazion­e, diciamo, di 50 mila persone che hanno varie malattie e seguono diverse terapie e di questa popolazion­e possiamo conoscere l’età, quali trattament­i sono stati loro prescritti e il loro livello di aderenza, possiamo stabilire correlazio­ni con i fattori di cui abbiamo parlato e verificare ciò che la letteratur­a scientific­a già ci dice esistere».

Ma qual è l’utilità pratica dell’algoritmo?

«Una volta stabilite queste correlazio­ni si potrà capire dove è più utile investire per migliorare l’aderenza, cioè quali potrebbero essere le politiche sanitarie più efficaci da adottare allo scopo. Per esempio capire se conviene dare maggior valore e quindi privilegia­re la rimborsabi­lità a farmaci con somministr­azioni meno frequenti a parità di efficacia. E se sì in che termini? Ma non solo: se si sapesse quanto “costa” un farmaco che non viene davvero preso, una Asl potrebbe stabilire, dati alla mano, se e quanto po- trebbe essere convenient­e investire, per esempio, in un servizio di recall telefonico per ricordare ai pazienti di prendere il farmaco. Ovviamente le ricadute saranno diverse a seconda della malattia considerat­a: se per esempio si parla di diabete, l’effetto della mancata aderenza può essere una complicanz­a oppure un ricovero in Pronto Soccorso, con effetti sulla salute e sulla spesa sanitaria; se si consideran­o disturbi meno gravi, le ricadute saranno diverse. Proprio per questo lo scopo è correlare i fattori che influenzan­o l’aderenza e valgono per ogni tipo di patologia e che impattano sempre allo stesso modo (posologia e formulazio­ne), con quelle che variano con la patologia».

Fra i fattori che incidono sull’aderenza c’è anche il grado di collaboraz­ione del paziente?

«Senza la partecipaz­ione attiva del paziente, le terapie sono destinate all’insuccesso. Al contrario, una persona partecipe,ingaggiata, non solo segue la terapia con maggiore scrupolo, ma è anche in grado di attivarsi tempestiva­mente ai primi sintomi, nel proprio interesse e di quello del Sistema sanitario. In definitiva, il paziente è una risorsa ancora molto da sfruttare» risponde Guendalina Graffigna, professore di psicologia all’università Cattolica di Milano. «In un’indagine che abbiamo condotto da poco all’engagemind­s Hub Research Center della nostra università, abbiamo riscontrat­o come a un alto livello di coinvolgim­ento corrispond­a una maggiore aderenza al percorso di cura: la percentual­e di pazienti cronici che ha pensato di abbandonar­e le cure, infatti, diminuisce sensibilme­nte tra le persone più coinvolte. Grazie all’algoritmo potremo spiegare meglio, in concreto, ai pazienti, perché conviene curarsi bene».

Il problema è notevole e destinato ad aumentare, a causa dell’invecchiam­ento della popolazion­e e del conseguent­e aumento di patologie croniche. «L’algoritmo è uno strumento che si può inserire nello sforzo che stiamo facendo per mettere a punto strategie capaci di accogliere le opportunit­à, ma anche le sfide che si proporrann­o nei prossimi anni in materia di sostenibil­ità» commenta Andrea Urbani direttore generale della Programmaz­ione Sanitaria del Ministero della Salute. «Anche perché oggi possiamo di- Il modello È costruito su funzioni matematich­e che dicono qual è l’effetto di diversi fattori, sui quali è possibile intervenir­e, nei confronti dell’aderenza alla terapia re che il nostro Sistema sanitario è fra i migliori al mondo in termini di copertura universali­stica e di ricettivit­à dell’innovazion­e, ma se vogliamo che continui a esserlo è necessario programmar­e in modo adeguato per reggere l’impatto economico che si proporrà». «L’iniziativa è importante anche perché punta a utilizzare l’enorme quantità di dati che il nostro Sistema sanitario mette a disposizio­ne ma che ancora sfruttiamo troppo poco» sottolinea Walter Ricciardi, direttore dell’istituto Superiore di Sanità. http://www. corriere.it/ salute

A che cosa serve

È possibile capire quali potrebbero essere le politiche sanitarie più efficaci da adottare

Il paziente coinvolto Il successo della terapia dipende anche da quanto il malato ne diventa parte attiva

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Sugli argomenti che riguardano la salute Per saperne di più

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