Curare, asportare? Non sempre è necessario
Non tutti i carcinomi prostatici vanno necessariamente curati: a volte servono trattamenti aggressivi, altre si può soltanto tenere sotto osservazione il paziente evitando terapie ed effetti collaterali inutili. «Oggi si stima che circa il 40% dei casi diagnosticati ogni anno in Italia appartenga a una categoria di rischio basso o molto basso di progressione — spiega Riccardo Valdagni, direttore del Programma Prostata all’istituto Nazionale Tumori di Milano —. Questi pazienti hanno elevate probabilità che il loro tumore resti fermo nel tempo, non cresca, non dia metastasi. Oggi l’aspettativa di queste persone è sempre più lunga e le soluzioni valide sono diverse: chirurgia, radioterapia, brachiterapia o sorveglianza attiva. Sono gli uomini che, soppesando pro e contro di ogni opzione, devono stabilire cosa è meglio per la loro qualità di vita».