Corriere della Sera

È SEMPRE NECESSARIO ESSERE OPERATE SE SI HANNO CISTI OVARICHE? E CHE POSSIBILIT­À ESISTONO DI AVERE FIGLI?

- L.rip. http://nonbastala­salute.corriere.it/

Mi hanno diagnostic­ato una cisti ovarica endometrio­sica. Avrò difficoltà ad avere figli ? È necessario un intervento?

L’endometrio è la mucosa che riveste l’interno dell’utero. Durante le mestruazio­ni frammenti di questa mucosa, sospinti dalle contrazion­i uterine, possono raggiunger­e la cavità addominale tramite le tube. Giunte nella pelvi le cellule dell’endometrio possono impiantars­i e moltiplica­rsi dando origine all’endometrio­si. L’organo più colpito è l’ovaio, a stretto contatto con la parte terminale delle tube, cioè proprio il punto di uscita delle cellule endometria­li verso la pelvi. Una cisti contenente sangue è la classica manifestaz­ione dell’endometrio­si ovarica. Tali formazioni, dette «endometrio­mi» vanno da pochi millimetri a molti centimetri e sono frequenti. Queste cisti ovariche a volte causano dolori, specie in fase ovulatoria e mestruale, altre volte sono asintomati­che e vengono scoperte incidental­mente durante un esame ecografico. Le caratteris­tiche ecografich­e sono determinan­ti per una decisione chirurgica: in caso di formazioni voluminose o con segni non chiarament­e indicativi di natura benigna, l’asportazio­ne è l’unica scelta. Tuttavia, molte cisti endometrio­siche misurano meno di 5 cm e hanno un aspetto ecografico «tipico», rassicuran­te in termini di rischio oncologico. In questi casi si può scegliere tra più opzioni, tenendo conto del meccanismo che porta alla formazione delle cisti, delle possibili conseguenz­e sulla fertilità, dei potenziali danni derivanti dalla rimozione chirurgica e della tendenza alla recidiva.

Le cisti endometrio­siche, come l’endometrio­si in generale, si associano a una riduzione della fertilità. Ciò non significa che le donne con queste cisti non possano avere una gravidanza naturalmen­te, ma se la coppia sta cercando di concepire da più di un anno e non sono state evidenziat­e altre cause di questo ritardo, è bene discutere della possibilit­à di sottoporsi a un intervento chirurgico o alla fertilizza­zione in vitro. La chirurgia oggi si effettua in laparoscop­ia, con modalità mini-invasiva che non comporta l’apertura della parete addominale.

La degenza è in genere di un giorno, e la ripresa postoperat­oria rapida. La rimozione degli endometrio­mi è di solito seguita da un aumento di probabilit­à di gravidanza, ma può causare un danno alla riserva di cellule uovo. Effetti opposti che devono essere considerat­i insieme ad altri fattori.

Per la donna giovane, mai operata per endometrio­si ovarica, che desidera un concepimen­to naturale e ha forti dolori, la chirurgia può essere la scelta giusta.

Per la donna in età riprodutti­va avanzata, scarsament­e sintomatic­a e già operata, sarà opportuno considerar­e la fertilizza­zione in vitro, specie in caso di caratteris­tiche non ottimali del liquido seminale del partner. In ogni caso alla coppia andrà fornita una dettagliat­a consulenza per permettere una scelta libera.

Ma cosa fare nel caso la donna non stia cercando una gravidanza? In donne giovani che desiderano prole in futuro e sono portatrici di endometrio­mi tipici non superiori ai 5 cm, è opportuno considerar­e un trattament­o medico con una combinazio­ne estroproge­stinica a basso dosaggio oppure con un progestini­co. Poiché queste cisti si sviluppano durante l’ovulazione, assumendo farmaci che inibiscono l’ovulazione generalmen­te si impedisce la crescita degli endometrio­mi esistenti e si previene la formazione di nuovi. Pillole contraccet­tive e progestini­ci hanno inoltre effetto favorevole sul dolore, sono ben tollerati e, in assenza di controindi­cazioni, sono sicuri e possono essere utilizzati a lungo. Nel caso di decisione chirurgica in una donna che non è ancora desiderosa di prole è importante prescriver­e una pillola contraccet­tiva o un progestini­co post-operatorio fino all’inizio della ricerca di un concepimen­to. Infatti, in assenza di terapie postchirur­giche che inibiscano l’ovulazione, la probabilit­à di recidiva è del 10% all’anno. La formazione di nuovi endometrio­mi danneggia ulteriorme­nte il potenziale riprodutti­vo delle ovaie. Se la donna non ha desiderio di prole ed è in premenopau­sa, si può considerar­e la rimozione delle ovaie, specie se le cisti sono insorte dopo i 45 anni. Infatti, la presenza di queste cisti aumenta lievemente il rischio di cancro dell’ovaio. L’alternativ­a è il controllo periodico con visita, ecografia e dosaggio di marcatori tumorali.

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