Corriere della Sera

La guerra negli occhi di Masa

La storia di due gemelle siriane sotto le bombe «sporche» del regime

- di Paolo Di Stefano

Gli occhi verdi di Masa somigliano a quelli della ragazza afghana fotografat­a da Steve Mccurry. Sono meno spaventati, forse perché confortati dalle cure di mamma Amani, che la avvolge con dolcezza nel suo manto nero. Qui non la vediamo, ma a destra c’è anche la gemella Malaz, che ha 7 anni come lei. Sono sfuggite, insieme, alle bombe chimiche di Douma lanciate dal regime di Assad. La foto è apparsa ieri sul «Sunday Times» in un reportage dalla Siria del Nord, dove la famiglia di Masa è stata evacuata.

Il giornale britannico ha raccolto per primo le testimonia­nze su ciò che è accaduto sabato 7 aprile. Erano circa le sei di sera quando la famiglia di Masa e Malaz si trovava nascosta nello scantinato di casa con 75 vicini: «Le bombe quella sera erano davvero forti», ha ricordato mamma Amani, 34 anni. Esplosioni e polvere.

Poi tutto sembra tornare tranquillo, quando si sentono due colpi sordi («come se qualcosa fosse precipitat­o»), seguiti da un sibilo. Due giovani corrono fuori a vedere cosa succede, ma tornano subito indietro urlando: «Gas, gas! Uscite!». Nessuno ha dimenticat­o i 1.400 morti della vicina Ghouta, vittime del gas nervino nel 2013. Dunque a quel punto, mentre suo marito Diaa, malato di diabete, lascia che sia il fratello ad afferrare Malaz per portarla via, Amani prende per mano Masa e salendo per le scale si inoltra dentro una nuvola bianca maleodoran­te (probabilme­nte un misto di cloro e nervino).

«Il gas era piccante in gola come il peperoncin­o, vomitavo e tossivo, non si poteva respirare, le persone intorno cadevano per terra». Anche Amani perde i sensi per qualche istante, mentre Masa al suo fianco comincia a schiumare dagli angoli della bocca. «Sentivo di perdere le forze, non controllav­o il mio corpo, tremavo». Ritrova il marito, il cognato e Malaz al secondo piano dell’edificio, dove alla fine crolla per terra, ma restando cosciente. Vede il buio e sente di respirare polvere e miasmi, le bombe continuano a precipitar­e e a far vibrare le pareti. Fatto sta che a un certo punto la famiglia si ritrova per strada, tra gente che arranca e piange sui corpi di parenti e amici immobili per terra. Altri gettano acqua sui corpi ancora vivi con le boc- che ribollenti di schiuma bianca.

«Nel seminterra­to della casa a fianco della nostra», ricorda Amani, «sono morti tutti perché non hanno sentito il gas». Quando il gas si è ritirato, i soccorrito­ri hanno trovato negli scantinati cumuli di cadaveri ustionati e con la pelle squamata. Si sa che nelle tragedie c’è sempre qualcuno che è più fortunato di altri. La famiglia di Masa e Malaz riesce a raggiunger­e una clinica, tra morti e morenti, tra gente attaccata agli apparecchi respirator­i e altri che si spruzzano d’acqua. «Ho visto un dottore in lacrime perché aveva solo tre medicine per 40 pazienti». Per le gemelle, che ormai respirano a fatica, ci sono ancora due siringhe. Malaz con il suo orsacchiot­to e Masa con il volpino di peluche tra le mani ci guardano, sembrano stanche ma serene. Se non fosse per il manto nero di mamma Amani, quasi un avvertimen­to, potrebbero essere figlie nostre che dopo aver corso tutto il pomeriggio in giardino stanno per addormenta­rsi nei loro lettini e fare sogni d’oro.

Il ricordo

«Il gas era piccante in gola come il peperoncin­o, vomitavo e tossivo, non si poteva respirare»

 ??  ?? La piccola Masa scampata all’attacco chimico di Douma con la madre e la sorella gemella
La piccola Masa scampata all’attacco chimico di Douma con la madre e la sorella gemella
 ?? (Mahmoud Al Basha/ The Sunday Times/news Licensing) ?? Gli orsacchiot­ti Masa, a sinistra, e Malaz, con la loro mamma: le gemelline siriane, 7 anni, sono sfuggite per miracolo al gas
(Mahmoud Al Basha/ The Sunday Times/news Licensing) Gli orsacchiot­ti Masa, a sinistra, e Malaz, con la loro mamma: le gemelline siriane, 7 anni, sono sfuggite per miracolo al gas
 ??  ?? Lo scatto
La famosissim­a copertina del National Geographic con il ritratto di Alam Bibi scattato da Steve Mccurry in Afghanista­n nel 1985: un simbolo della sofferenza del Paese asiatico
Lo scatto La famosissim­a copertina del National Geographic con il ritratto di Alam Bibi scattato da Steve Mccurry in Afghanista­n nel 1985: un simbolo della sofferenza del Paese asiatico

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy