Corriere della Sera

«Sbagliato il raid in Siria Ma non si può incrinare il rapporto con gli Usa»

Maroni: Di Maio proponga un’intesa in 3 punti

- di Lorenzo Salvia DAL NOSTRO INVIATO

«L’attacco dell’altra VICENZA notte non risolve il problema in Siria. Anzi, rischia di rendere più critici i rapporti tra l’occidente e la Russia». Quindi condivide il commento di Matteo Salvini, che ha definito l’intervento «pazzesco»? L’ex governator­e della Lombardia Roberto Maroni si concede un lungo sorriso. Poi, prima di salire sul palco del Teatro Olimpico di Vicenza per il Festival città impresa, aggiunge: «Non commento i commenti degli altri. L’intervento è sbagliato, bisogna dirlo con chiarezza. Credo però che l’italia non abbia bisogno di incrinare un rapporto storico e strategico come quello con gli Stati Uniti. Abbiamo un gran bisogno di diplomazia. Oggi è il compleanno di Gianni Letta. Ecco, è di una figura come la sua che sento la mancanza. Ne approfitto per fargli gli auguri».

Ma secondo lei gli elettori della Lega stanno con Trump o con Putin?

«Per l’elettorato storico della Lega, quello di qualche anno fa che veniva da sinistra come me, la Russia è quasi un richiamo ancestrale. Ma il vero rapporto politico della Lega è sempre stato con gli Stati Uniti. Io stesso nel 1995, appena finita la mia esperienza come ministro dell’interno nel primo governo Berlusconi, venni invitato negli Stati Uniti dalla loro ambasciata per un viaggio di due mesi».

Ma oggi l’elettore della Lega con chi sta?

«Agli elettori storici se ne sono aggiunti molti altri. E credo che le questioni di politica internazio­nale non siano in cima alla lista delle loro priorità. Contano molto di più temi di casa nostra, come la flat tax o l’abolizione della legge Fornero».

Ma anche le questioni internazio­nali hanno effetto sui temi di casa nostra.

«Certo. In questa crisi l’italia dovrebbe avere un ruolo da protagonis­ta. Ma per farlo deve avere un governo forte, che non è il governo di tutti. Anzi, quello sarebbe debolissim­o e non potrebbe fare nulla».

E secondo lei, in questo momento, qual è la strada per avere un governo forte?

«Io credo che la via maestra sarebbe tornare rapidament­e al voto con una nuova legge elettorale, basterebbe usare quella che abbiamo adesso per i sindaci: doppio turno con premio di maggioranz­a. Sarebbe una sfida tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio che segnerebbe davvero la nascita della terza Repubblica».

Ma il Quirinale non sembra favorevole a un ritorno alle urne in tempi rapidi. Nemmeno

La carriera Roberto Maroni, 63 anni, ex deputato, segretario della Lega dal 2012 al 2013, con Berlusconi ministro dell’interno (governi I e IV) e del Lavoro (II e III), è stato governator­e lombardo dal 2013 al 2018

il Movimento sembra di questo avviso. E quindi?

«Penso che Di Maio debba proporsi come premier offrendo al centrodest­ra un’intesa su tre punti: reddito di cittadinan­za, flat tax, abolizione della Fornero. Come farebbe il centrodest­ra, Berlusconi compreso, a dire no?».

Ma non crede che, magari dopo le elezioni in Friuli-venezia Giulia, la Lega possa chiudere l’accordo con il Movimento staccandos­i da FI?

«Da una parte c’è la strategia, dall’altra la tattica. La strategia di Salvini è diventare leader di un nuovo partito unico del centrodest­ra e io la condivido. Ma molto dipende dalla tattica, da quando Salvini deciderà di rompere con Berlusconi. Non credo gli convenga farlo in questo momento, ci sarebbero anche ripercussi­oni nei tanti governi regionali dove Lega e Forza Italia governano insieme. Anche per questo penso che, per Salvini, sarebbe molto interessan­te se a prendere l’iniziativa fosse Di Maio».

Se il leader M5S offre un accordo con flat tax, reddito di cittadinan­za e Fornero il centrodest­ra non può dire no

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