Corriere della Sera

La sinistra spiazzata mette in soffitta lo spirito pacifista

Fratoianni: la Siria? Si fatica a capire chi è il cattivo. E Cento: il movimento non sa più condiziona­re

- Alessandra Arachi

ROMA I missili squarciano il cielo di Damasco. E loro tacciono. Una guerra orribile illumina i display dei nostri smartphone, gli schermi delle nostre tv. E loro, per stigmatizz­are, producono comunicati appena tiepidi. Loro, i pacifisti che furono dentro la sinistra.

«Che siamo ancora, in realtà. Ci proveremo con le associazio­ni a ricostruir­e un appuntamen­to pacifista, però..». Però Stefano Fassina — transitato dal Pd a Leu — lo ammette che tutto è cambiato da quando il New York Times definì il movimento pacifista la seconda potenza mondiale. «C’è una crisi di rappresent­anza dei soggetti collettivi, ma soprattutt­o c’è una grande disordine che non aiuta», dice ancora Fassina. E spiega: «Prima c’erano conflitti molto semplici da decodifica­re, adesso si fatica a capire chi è il cattivo. In Siria c’è un dittatore cattivo che usa le armi chimiche, non è scontato stare al suo fianco. Non siamo più ai tempi del Vietnam».

Nicola Fratoianni , segretario di Sinistra italiana, non ha dubbi con chi allearsi: «Con i civili che muoiono in Siria», dice, e anzi non tollera la logica di uno schieramen­to. «Non dobbiamo guardare se stare con Putin o Assad, ma ripeto, soltanto: l’unico alleato possibile sono i civili che muoiono, tanti sono bambini».

Ma perché il movimento pacifista si è dissolto in Italia? «Non solo in Italia», precisa Fratoianni. Poi spiega: «Credo che dopo che milioni di persone sono scese in piazza per la pace si è verificato un fenomeno di rinculo». Paolo Cento, storico pacifista anche lui, è più tranchant: «Mancano i riferiment­i politici per un movimento pacifista. Ormai l’unico capo riconosciu­to in nome della pace è papa Francesco. È lui che ha definito quella che stiamo vivendo una terza guerra mondiale a pezzi. È lui che senza dubbio sul tema ha le idee più chiare di tutti».

Anche Paolo Cento è approdato a Sinistra italiana, e anche lui azzarda un’analisi sul crollo di un movimento che se nel 2003 era stato definito la seconda potenza mondiale, oggi langue, soprattutt­o in Italia e basta vedere l’account su Facebook del movimento: l’ultimo post è del 2014.

«Da anni questo movimento ha perso la sua capacità di condiziona­mento», aggiunge Paolo Cento. E dice: «La prima cosa che deve succedere per una rinascita è che la sinistra esca dal suo ripiegamen­to e ritrovi la sua forza e la sua energia».

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