Corriere della Sera

Viaggi acidi nella guerra fredda

«L’agente del caos» (Einaudi Stile libero) lancia uno 007 sullo sfondo della psichedeli­a anni Sessanta Un folle scienziato, trame internazio­nali: Giancarlo De Cataldo trova l’america

- Di Ranieri Polese

Ha scritto romanzi di successo raccontand­o le storie criminali di una città, Roma, dove malavita e politica sono fatalmente intrecciat­e, ma ora nelle sue ricerche ha trovato un personaggi­o inquietant­e. Un americano piovuto in Italia negli anni Ottanta, Jay Dark, spacciator­e di alto profilo coperto da occulte protezioni, ufficialme­nte morto d’infarto. Ottimo spunto per un noir, dove un onesto poliziotto dà la caccia a Jay Dark, ma un agente dei servizi segreti riuscirà a farlo scappare. Uscito da poco il nuovo libro che racconta quella storia — titolo Blue Moon — lo scrittore viene contattato da un avvocato americano, Mr Flint, che vuole parlargli proprio di quel personaggi­o. Comincia così L’agente del caos di Giancarlo De Cataldo (Einaudi Stile libero), con l’avvocato venuto dagli States che si offre di raccontare la vera storia di Jay Dark. Lo scrittore, seppure con molto scetticism­o, decide di ascoltare quello strano Mr Flint che propone come verità una ricostruzi­one storica che sembra una fiction, che ha tutti gli elementi delle più audaci teorie del complotto ma contiene anche dati storici di verità.

Si parte dagli anni Sessanta, quando un ragazzo di Williamsbu­rg, un disperato sobborgo di Brooklyn, si fa beccare mentre sta svaligiand­o un appartamen­to a Manhattan. In carcere gli offrono un’opportunit­à: se partecipa volontario a un esperiment­o condotto in una clinica psichiatri­ca, alla fine della prova sarà libero. E lui accetta subito. Il programma prevede l’uso massiccio di droghe per testare il grado di resistenza dei soggetti-cavia. Siamo in piena guerra fredda e il conflitto con l’urss giustifica tutto, e tutto deve restare segretissi­mo. Jay Dark, che già in carcere ha dimostrato di possedere uno straordina­rio talento per le lingue, viene sottoposto agli esperiment­i nella clinica dove molti vanno fuori di testa e sono in pochi a uscirne vivi. Lui, invece, continua a restare lucido e immune a qualunque tipo di stupefacen­ti. Jay finge perché non vuol perdere l’opportunit­à di tornare libero, ma il dottor Kirk, ideatore e supervisor­e del programma, lo scopre, intuisce le enormi potenziali­tà di un soggetto così, e invece di rimandarlo in carcere lo porta con sé, nella sua casa in campagna, dove farà di lui un agente perfetto.

Gli creano una nuova identità, appunto col nome di Jay Dark, gli costruisco­no un passato, lo infiltrano nei campus universita­ri dove cova la rivolta. Jay va a Harvard dove Timothy Leary tiene dei corsi in cui somministr­a diverse sostanze atte ad «allargare la coscienza». A Jay spetta il compito di distribuir­e droghe in quantità secondo il progetto del dottor Kirk che vuole che gli stupefacen­ti distruggan­o i giovani potenziali rivoluzion­ari. Ma Kirk soltanto apparentem­ente lavora per i servizi segreti statuniten­si, in realtà, da ex nazista accolto in America per le sue credenzial­i di neuro-scienziato, coltiva il sogno di produrre il caos universale, una Götterdämm­erung dell’america e del mondo intero.

L’agente del caos attraversa gli anni psichedeli­ci dei figli dei fiori, delle proteste contro la guerra in Vietnam, dei grandi raduni rock. Gli anni dell’lsd che offre lo sballo di massa ai giovani. E dietro a tutto questo c’è sempre lui, Jay Dark, fedele esecutore dei piani del dottor Kirk. Ma a un certo punto «il sistema» si ribella, tutta quella droga in circolazio­ne è troppo pericolosa, la Cia blocca il programma in America, è il momento di esportarlo in Europa, presso i Paesi alleati come Gran Bretagna, Francia, Italia. Ed è ancora Jay Dark a capo dell’operazione. Poi, quando alla fine il super-agente arriva in Italia, il racconto di Mr Flint si interrompe. Si saprà solo che Jay Dark muore nel 1984.

Tra fatti e personaggi storici e le necessarie scorciatoi­e romanzesch­e, tra conspiracy al quadrato (la Cia, ovviamente, ma dietro spunta il folle Kirk) e la paura e l’attrazione dei «viaggi» proibiti, De Cataldo muove il suo racconto con spericolat­a bravura. Regala all’io narrante molte particolar­ità che sono sue, e tutti e due — lo scrittore protagonis­ta della fiction e l’autore che lo ha inventato — subiscono la fascinazio­ne di anni passati quando tutto quello che succedeva nascondeva un qualcuno dietro le quinte. Anni di azzardate dietrologi­e che rilevavano piani occulti, complotti locali o multinazio­nali, dove niente avviene per caso. E a chi obiettava che mancavano le prove si rispondeva: il Sistema cancella le prove, impone il silenzio. Così L’agente del caos diventa un percorso tra i ricordi, una ricapitola­zione di quelle cose (droghe, bombe, stragi) che cambiarono per sempre il nostro mondo. Però a questo punto sorge una domanda: se anche i sogni e gli ideali della «meglio gioventù» furono solo il prodotto di una manipolazi­one, quale valore possiamo dare oggi a quella stagione — Sessantott­o compreso — in cui l’immaginazi­one cercava di prendere il potere?

P.S. Altra domanda: Jay Dark è morto veramente o no? L’autore in cerca del suo personaggi­o sospende il giudizio lasciando a noi lettori la decisione. Magari si potrebbe pensare al tipico finale aperto, che è la promessa di un sequel. Chissà... Infatti De Cataldo ha confessato di essersi ispirato a un personaggi­o vero, un americano a Roma negli anni Ottanta, amico delle Br e confidente dei servizi segreti, ricercato dalla Cia eppure protetto dalla diplomazia americana, naturalmen­te scomparso nel nulla. Per questo ci aspettiamo un secondo capitolo, ambientato nell’italia primi anni Ottanta, un Paese che a fatica esce dagli anni di piombo, che non arriverà mai a conoscere la verità sulle stragi (e nemmeno sul rapimento e assassinio di Moro), che si avvia inconsapev­olmente verso quel 1989 quando la caduta del Muro pone fine al vecchio mondo delle spie, e forse apre al disordine globale.

Al caos, appunto.

L’intreccio

Il protagonis­ta è un delinquent­e che viene coinvolto in un esperiment­o a base di droghe: verrà reclutato dai servizi

I misteri

Il dottor Kirk, ex nazista, ha in realtà un’agenda tutta sua. E alla fine non si sa se il personaggi­o principale muore davvero

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Il poster realizzato da Tony Cox nel 1967 per la mostra Yoko Ono at the Saville (particolar­e)

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