Tre donne sole alla resa dei conti con i loro destini (forse)
«All’ombra di Julius» edito da Fazi ripropone, a due decenni di distanza, alcune figure della «Saga dei Cazalet» di Elizabeth Jane Howard: quasi un sequel
Ecco di nuovo, invecchiati di una ventina di anni, alcuni personaggi della Saga dei Cazalet la fortunata serie in cinque volumi di Elizabeth Jane Howard (Londra, 1923-Bungay, Gran Bretagna, 2014), ambientata in Inghilterra tra gli anni Trenta e la fine della Seconda guerra; storia di una famiglia borghese piena di tradizioni ma ormai di mezzi abbastanza scarsi, residente in una bella casa di campagna, nelle cui peripezie, nelle cui esistenze e sentimenti si sente di quando in quando risuonare l’autobiografia.
Succede lo stesso per questo sequel, se così lo si può chiamare, All’ombra di Julius (edito come i Cazalet da Fazi, con la traduzione di Manuela Francescon) nel quale ritroviamo Esme, la vedova quasi sessantenne del capofamiglia e le sue due figlie, Cressida, vedova come la mamma e collezionista — infelice — di flirt con uomini sposati, ed Emma, che degli uomini invece ha paura.
Anche qui tracce di autobiografia, forse principalmente sentimentali, visto che al centro del lungo romanzo ci sono le vicende amorose delle tre protagoniste, e sappiamo che assai movimentata in questo senso fu la vita dell’autrice, donna di grande bellezza dalle molte relazioni che per qualche tempo fu moglie dello scrittore Kingsley Amis, padre dello scrittore Martin Amis, secondo il quale fu la matrigna a fargli scoprire il fascino della letteratura quando era ancora un ragazzo fannullone e scapestrato.
Siamo dunque negli anni Sessanta e Julius è morto da venti, ma la sua ombra continua a incombere perché è caduto in guerra, da eroe, partito volontario con la sua piccola barca a vela per partecipare all’evacuazione di Dunkerque e non più tornato. Incombe sulle due ragazze che pure erano bambine quando morì ed incombe per forza su Esme. Invano quest’ultima aveva sperato che il suo amante Felix la sposasse dopo la scomparsa di Julius ma questi, impressionato dal gesto eroico del suo antagonista, si era sentito in dovere di arruolarsi a sua volta, lasciando passare vent’anni prima di rifarsi vivo.
Tutto succede nel corso di un fine settimana che vede riunite le tre donne. La casa è sempre la stessa e uguali sono rimasti gli usi domestici; ai fornelli la medesima cuoca, invecchiata, che prepara i soliti piatti della tradizione britannica. Eccezionalmente Emma arriva in compagnia di un giovane uomo, sia pure abbastanza bizzarro, mentre Cressida è intenta in una battaglia interiore, indecisa se lasciare o non lasciare il suo ultimo amante ammogliato. E intanto Esme aspetta, speranzosa, l’inattesa visita di Felix, da un giorno all’altro riemerso dal nulla.
Non succede niente di particolare in questo fine settimana descritto con minuziosa cura, eppure il lettore non può lasciare le pagine: perché i tre minimi movimenti che l’autrice registra sono tali da cambiare tre destini.
Esme capisce al volo quando Felix mette piede in casa: maturato in bellezza, è più attraente che mai mentre lei è soltanto riuscita a limitare un poco le offese del tempo. Emma riparte con il suo giovanotto bizzarro e sembra un’altra. E Cressida all’improvviso non capisce più perché le piaceva tanto quel signore che la riempiva di frottole.