Corriere della Sera

Il Napoli è diverso ora non viaggia più

- di Mario Sconcerti

Il Napoli di adesso è diverso. Ha ragione Sarri a difendere il suo lavoro, ma è evidente che qualcosa è cambiato. Non la Juve, che è sempre se stessa, mai avara, mai troppo generosa, con qualcuno dei suoi campioni che decide le partite normali (oggi Douglas Costa). È cambiato il Napoli, che corre meno e ha meno movimento dai suoi giocatori. Il possesso palla è ancora lo stesso, ma è il suo ritmo che fa vedere la differenza. Ieri ha trovato anche un Milan molto chiuso, messo bene in campo, ma Mertens non legge più i passaggi dei compagni, Milik è entrato tardi, Insigne non ha più lo spunto che ha deciso tante partite. Alla fine diventa importante la sua poca propension­e al gol, la sua prevedibil­ità illustre. I sette gol di Insigne ne lasciano 14 in più a Dybala, seconda punta allo stesso modo. Si era pensato che lasciare le altre competizio­ni avrebbe asciugato la fatica del Napoli, lo avrebbe reso leggero in primavera. Non è stato così. La Juve ha sempliceme­nte tenuto, è stato il Napoli a fermarsi. È molto difficile vincere per nove mesi con dodici giocatori. Il Napoli gioca ancora bene, ma la squadra è più consueta, meno fluida, come se il ghiaccio su cui ha sempre pattinato si fosse fatto all’improvviso poroso. Così la Juve se ne va con la sua larghezza. Sei punti a sei giornate sono tanti, fanno il 33% di vantaggio oggettivo. Il tempo è diventato lentissimo, come un’astronave davanti a un buco nero. Ha fatto una buona partita il Milan ma sempre rincorrend­o, come è capitato ogni volta che ha incontrato una delle prime. Il suo equilibrio porta sicurezza in ogni zona ma toglie fantasia perché costa corsa e sacrificio. Non viene naturale. Facendo punto adesso, il Milan ha lo stesso sesto posto di un anno fa e 5 punti in meno. Manca ancora l’impresa. In compenso si è trovato forse un cammino, ma anche le altre lo hanno, bisogna solo capire il genere. E rendersi conto della qualità di tutti. La Champions ha parlato della Roma, che nella singola partita può battere chiunque. Ma anche dell’assenza di tutte le altre. La Juve sbagliereb­be se non riflettess­e sulla sua Champions, se tutto finisse in un cattivo arbitraggi­o. Non c’è stata crescita, fin dall’inizio. Ma devono riflettere in tanti. Solo il Bayern fra le quattro finaliste ha vinto il campionato. Le altre sono tutte imperfette e fuori classifica.

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