Corriere della Sera

Buffon accolto come il reduce da un trionfo tra canti e dediche

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non da una tragedia. Basta il primo striscione, ancor prima di iniziare: «Supergigi non si discute, si ama».

Da Nietzsche e dintorni: quel che non ti uccide, ti rende più forte. Non serve, ma stavolta Buffon cambia pure il finale, se al minuto 92, quello del dramma madrileno, fa una paratona su Zapata. Che è come mettere un gettone nel juke box ultrà: «Chi non salta è madrileno», canta la curva Sud e Gigione applaude. Buffon, che ribadisce la logica del suo sfogo ma ne cambierebb­e le parole, in fin dei conti è la passione che prende il sopravvent­o sulla forma, e se ne infischia del bon ton. Para come un Dio e s’incavola come un tifoso: per questo le tribù lo adorano. Altra dedica al capitano, su poster prêt-à-porter: «La tua maglia dice chi sei». Prima che vengano issati gli striscioni per tutta la squadra: «Orgogliosi di voi. Grazie ragazzi: avanti a testa alta».

E quando il numero uno va ad accomodars­i dalla parte (e dalla porta) opposta, sotto la Nord, un tifoso gli alza un cartellone: c’è Superman, rubato alla locandina del film, ma con la faccia di Buffon. A venti minuti dall’inizio, i tifosi lo chiamano ancora, e lui alza il pollicione e ringrazia. Il tempo di iniziare e gli ultrà chiamano la standing ovation: «Tutti in piedi per i ragazzi».

Il resto dell’arena segue, con venti secondi di applausi. Poi, tocca al capitano, con un coro che unisce lo stadio. Qui dentro, tra questi fedeli, non c’è nulla da farsi perdonare: Buffon è solo un uomo, non

d Buffon Era una partita decisiva, l’abbiamo affrontata con la testa e col cuore giusto: fino alla fine!

solo un atleta, che s’è ribellato al destino di non potersi giocare l’ultima chance in Champions. «Ancora mi girano le scatole», diceva ancora ieri Allegri, uno che l’aveva presa con filosofia. Figurarsi Buffon, Bandiera Gianluigi Buffon, 40 anni, alla Juve dal 2001 (Getty Images)

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