Corriere della Sera

Il «ciapa no» tiene aperta la corsa

Nessun gol, poche emozioni nel finale. Roma, Lazio e Inter in lotta per la Champions

- Lazio Roma 0 0 Luca Valdiserri

La lotta per lo scudetto, molto probabilme­nte, è finita ieri. Quella per il terzo e quarto posto, che da quest’anno portano diritti in Champions League, resta invece viva anche dopo la giornata del «ciapa no», in cui né Roma né Lazio né Inter (in ordine di classifica) sono riuscite a tirare fuori un solo gol.

Il derby capitolino finisce infatti 0-0 e al risultato era interessat­o anche Spalletti, incapace finora di sfruttare fino in fondo il vero vantaggio a sua disposizio­ne, cioè non aver il peso delle partite europee nelle gambe. All’ultima giornata ci sarà Lazio-inter, che rischia di diventare un vero spareggio. Soprattutt­o se nessuna delle tre troverà continuità: Roma e Inter hanno conquistat­o solo due punti nelle ultime tre giornate, la Lazio ha fatto meglio (7) ma è incappata in Europa League nel disastro di Salisburgo.

C’era una domanda nell’aria, prima dell’inizio. Vale di più la legge della scaramanzi­a, ovvero che il derby lo vince chi sta peggio, oppure vale la legge del campo, cioè vince chi è più in forma? Alla fine è arrivato un pareggio che sta un po’ meglio alla Roma, che resta avanti per lo scontro diretto, ma lascia la Delusi

Il laziale Stefan Radu (a sinistra), espulso al 34’ della ripresa, e il romanista Cengiz Under (Afp) Lazio ancora in corsa.

Di Francesco ripresenta la difesa a tre, che era stata la base della straordina­ria prestazion­e in Champions League contro il Barcellona. Florenzi, febbricita­nte, è sostituito da Bruno Peres. Inzaghi non cambia il 3-5-1-1, anche se dietro a Immobile schiera Felipe Anderson e non Luis Alberto, puntando sulla maggior velocità del brasiliano. Aveva perso il suo primo derby in carriera schierando tre punte e non ha più ripetuto quell’azzardo.

Ne esce una gara «vecchia maniera», che nel primo tempo è più calci che calcio e nella

SERIE A 32a

ripresa un concentrat­o di emozioni perché le squadre, stanchissi­me, si allungano in campo e fanno saltare schemi e marcature preventive. La Lazio lascia una buona impression­e per impegno, con Milinkovic­savic uomo ovunque e già pronto per i massimi palcosceni­ci. Mezzala capace di mandare in porta i compagni ma anche centravant­i nel finale, quando la Lazio resta in dieci per la solita espulsione di Radu. La chiusura è un tentativo di gol da 60 metri, con Alisson costretto a correre all’indietro precipitos­amente. La Roma può recriminar­e per aver colpito un palo con Bruno Peres nel primo tempo e una traversa con Dzeko nel finale, ma è stata fiammate e non continuità di gioco. Il centravant­i bosniaco ha trovato spazio solo quando la Lazio è rimasta in dieci, ma in quei pochi minuti è stato davvero pericolosi­ssimo. Prima, come Immobile dall’altra parte, era stato sacrificat­o alla ragion di Stato: impegnare la difesa avversaria per favorire le incursioni dei compagni. Difficile, così, aspettarsi il gol per sbloccare la partita. La volata continua, anche se è più salita che discesa. vittoria soltanto della Lazio nelle ultime 11 sfide di campionato contro la Roma

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