Corriere della Sera

«Generali, Benetton e Caltagiron­e salgono perché il Leone è più forte»

Il presidente Galateri: sintonia piena tra azionisti e manager

- Di Sergio Bocconi

«Il 2017 è stato un anno molto positivo per noi: il gruppo Generali ha dimostrato, come si dice oggi, una buona resilienza. E ora ci prepariamo per il nuovo piano industrial­e. Con l’appoggio degli azionisti. L’ho verificato nei road show e lo dimostra il fatto che alcuni soci aumentano le proprie partecipaz­ioni». Gabriele Galateri, presidente della più grande compagnia di assicurazi­oni d’italia, guarda con attenzione ai movimenti che hanno interessat­o il suo capitale nelle ultime settimane: Francesco Gaetano Caltagiron­e è salito al 4% e i Benetton hanno superano la soglia del 3%. Domani all’assemblea che si terrà a Trieste la «mobile stabilità» di un nucleo di azionisti del Leone sarà probabilme­nte oggetto di qualche riflession­e.

Lontani dal pensare a «scalate», come spiega questi passi? Si vuole rafforzare un «nocciolo» italiano?

«Non penso siano acquisti dettati da criteri di “nazionalit­à”. Direi piuttosto che i soci che incrementa­no gradualmen­te le quote nel nostro capitale guardino anche al dividendo, cresciuto da 80 a 85 centesimi, che a questi livelli di prezzo significa un rendimento superiore al 5-6%, ma soprattutt­o puntino alla creazione di valore. E in questo c’è allineamen­to con la volontà del management e del board: guardando all’andamento del nostro titolo risulta che, dall’investor day del novembre 2016, quando abbiamo presentato la strategia sul business, l’azione Generali ha guadagnato oltre il 43%, contro un indice globale del settore che ha performato del 16%, il Ftse Mib del 40% e i nostri principali concorrent­i che hanno guadagnato dal 2 al 25%. Non credo siano risultati che, come quelli di bilancio, siano passati inosservat­i».

Resta il fatto che alcuni investitor­i ormai «storici» si muovano nella stessa direzione: solo per ragioni economiche?

«Le Generali sono un asset importante per il Paese, con oltre 500 miliardi di patrimonio gestito che comprende anche un portafogli­o di titoli di Stato, necessario per far fronte alle obbligazio­ni verso i clienti. Detto questo, sono le ragioni economiche a muovere gli investitor­i e in più va registrata una chiara sintonia fra azionisti, board e management, che rappresent­a una solida base sulla quale nel 2018 verrà elaborato il nuovo piano strategico. Nel 2017 è stato rafforzato il vertice managerial­e e Generali ha un team di grandissim­a qualità con in testa Philippe Donnet; il board è composto da personalit­à importanti, al suo interno sussiste una dialettica indispensa­bile perché vengano prese responsabi­lmente e in modo trasparent­e le decisioni più importanti per la guida del gruppo».

Dialettica significa anche diversità di vedute, conflitti.

«Significa che ciascuno porta competenze e opinioni che rendono il dibattito fecondo. E quasi sempre le decisioni sono prese all’unanimità».

Anche voi avete registrato una crescita importante dei fondi nel capitale.

«Il nostro azionariat­o è così suddiviso: i soci esteri detengono il 40%, gli italiani il 60%; il 41,25% è in mano agli investitor­i istituzion­ali, il 23,24% è nei portafogli di Mediobanca (13%), Caltagiron­e, Benetton, Del Vecchio (3,16%). Possiamo dunque ben dire, come ha ricordato Donnet, che siamo e vogliamo essere italiani, internazio­nali e indipenden­ti».

Axa ha appena realizzato un’acquisizio­ne da 12,4 miliardi, circa metà della vostra capitalizz­azione. Non vi sollecita qualche timore?

«No. Resto ancorato a un principio: la garanzia per restare autonomi è aumentare il proprio valore».

Compito che per le com-

I soci

● Domani si tiene a Trieste l’assemblea degli azionisti di Generali

● Francesco Gaetano Caltagiron­e è salito al 4% e i Benetton oltre il 3% del capitale delle Generali

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Gabriele Galateri, 71 anni, presidente delle Generali

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