Salvini: basta veti, provo io
Fallito il secondo giro di Casellati. Berlusconi: noi fuori? Non esiste in natura Di Maio concede solo un appoggio esterno di FI e FDI. No della Lega
Salvini accelera: provo io. Di Maio ha ribadito il no a Berlusconi che replica: non esiste in natura che stiamo fuori. Il M5S concede solo un appoggio esterno di Forza Italia e Fratelli d’italia.
ROMA A metà pomeriggio, quando Silvio Berlusconi lascia Palazzo Giustiniani a bordo di una berlina grigia, si ha la percezione che qualcosa si stia muovendo tra centrodestra unito e M5S : «Ci vogliono riparlare .... », dice il labiale del Cavaliere che saluta la capogruppo Anna Maria Bernini, l’ex senatore azzurro Augusto Minzolini e alcuni funzionari che conosce da una vita. Stavolta il leader di Forza Italia si è trattenuto a differenza dello show fatto una settimana fa al Quirinale: nel Salone degli Specchi di Palazzo Giustiniani ha sì indugiato davanti ai microfoni, utilizzati da Matteo Salvini per la dichiarazione unitaria di apertura al M5S, ma poi ha tirato dritto con un semplice «buon lavoro» rivolto ai giornalisti.
E anche l’assenza della delegazione del M5S, che macina 51 minuti di ritardo con il presidente del Senato, danno il via a un tam-tam alimentato dalla Lega e dal M5S. Ci si mette poi pure Berlusconi a rinviare la partenza per il Molise per seguire le consultazioni.
L’illusione, però, dura poco. Dopo l’incontro con il presidente del Senato, le facce scure dei capigruppo del M5S, Danilo Toninelli e Giulia Grillo, e le parole di Luigi Di Maio dicono tutto: «Ma ve lo immaginate un tavolo a 4 Salvini, Di Maio, Meloni e Berlusconi in cui si decidono i ministri? Sarebbe come tornare a un’altra era politica. Noi siamo il M5S e oltre certi limiti non possiamo andare. Il contratto noi lo firmiamo solo con Salvini e, al massimo, accettiamo l’appoggio non ostile di Forza Italia» e di FDI.
Così si torna alla casella di partenza. Una nota di Forza Italia stronca Di Maio: «Il supplemento di veto pronunciato dal M5S dimostra, oltre ogni ragionevole dubbio, il rifiuto di formare un governo. Si tratta dell’ennesima prova di immaturità consumata a danno degli italiani».
Da Isernia, Salvini non usa mezzi termini con i grillini ma anche con Forza Italia: «O si fa un tavolo centrodestra-m5s o io non ho più tempo da perdere... Ci provo io altrimenti il voto... Perché non vorrei che qualcuno voglia fare saltare l’accordo per inventarsi l’ennesimo governo tecnico». Giorgia Meloni (FDI) poi dice che il M5S «vuole dettare le regole ma il centrodestra è unito». Ma in questo quadro, il tempo rimane comunque una variabile indipendente: «Fare presto il governo o l’italia rischia in Europa», ricorda sommessamente il premier Paolo Gentiloni in carica per il disbrigo degli affari correnti.
I 51 minuti di ritardo Il leader 5 Stelle arriva in ritardo di 51 minuti, quello di FI non ripete lo show in sala stampa