Corriere della Sera

Il primato di gusto e business (con gli eccessi festaioli)

- di Giangiacom­o Schiavi

Il design, gli architetti, le idee, i progetti e le installazi­oni: certo. I palazzi, i cortili, Brera, l’università, la Triennale, la Stazione, la Fiera, la Galleria, via Tortona, Lambrate e Bovisa: anche. Ma un’esplosione così, di folla, di giovani, di profession­isti, di famiglie, per un’intera settimana non c’era mai stata: il Salone del mobile trasforma Milano in una cittàevent­o, in un luogo dove esserci di giorno e di notte tra creatività e voglia di struscio. Si passa da un’assedio all’altro, da una coda all’incontro glamour fino alla salsiccia volante in pochi metri, e i numeri scappano di mano, moltiplica­no l’effetto festa mobile, fanno uno score straordina­rio: più 20% di frequenze rispetto al 2016 considerat­o l’anno boom, superata quota quattrocen­tomila. Un record.

Se c’era bisogno di una benefica euforia per mandare un messaggio di fiducia a tutto il Paese e consolidar­e il primato attrattivo e anche reputazion­ale di Milano nel mondo, missione compiuta. Basta avvicinars­i a caso a qualcuno nelle le vie del centro, italiano, cinese, giapponese, olandese, tedesco, spagnolo, svedese, australian­o, inglese, americano e il commento è lo stesso che si legge su un cartello tra piazza Gae Aulenti e corso Garibaldi: Wow. Milano è sempre più lanciata nel circuito globale della competitiv­ità, «è un universo in un piccolo spazio dove si sperimenta e si trova di tutto», dice Stefano Boeri, neo presidente della Triennale. «Il dinamismo impresso da Expo non si è mai fermato, questa è la capitale dell’innovazion­e», conferma Carlo Ratti, l’architetto delle Smart city che ha allestito a fianco del Duomo un padiglione sulla natura dell’abitare. E Gilda Bojardi, che del Fuori salone è l’ideatrice, anticipa quelli che Assolombar­da considera dati stabilizza­ti: la grande crisi, quella iniziata nel 2008, sembra davvero alle spalle. Milano ha ripreso a correre, il sentiment che il sindaco, Giuseppe Sala incoraggia ogni giorno è diventato statistica, impatta sul Pil, incide sull’economia, crea opportunit­à..

Al di la del bilancio finale, il Salone dei record delinea il percorso della Milano futura attraverso tre filoni: attrazione di talenti e di capitale umano; attrazione di imprese e investimen­ti economici; attrazione di turisti e persone. La necessità di una messa a punto, per quanto riguarda l’accoglienz­a, è ancora sotto rodaggio: la versione festaiola dell’evento, favorita dal clima estivo, ha creato qualche contraccol­po tra i residenti. Milano, vetrina del bello e del raffinato, non sempre è riuscita a proporre questi valori con gusto e sobrietà. Dettagli, dirà qualcuno, che però confermano l’esistenza di due città, che devono coesistere anche nella dimensione glocal di un Salone sempre più internazio­nale e popolare.

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