«Canto contro i miti dell’apparenza»
Maria Antonietta, promessa indie: «Il nome d’arte è l’omaggio a una donna sfortunata»
N on è un momento buono per la musica al femminile. Sarà che trap e musica latina, i due generi dominanti, vivono al maschile, ma dopo anni di dominio nelle classifiche mondiali le donne sembrano arretrare. Figuriamoci nella nicchia del nuovo cantautorato italiano dove storicamente le ragazze sono state in minoranza. Levante si è fatta un nome, la prossima potrebbe essere Maria Antonietta. Dopo i primi due album sembrava sparita. «Deluderti», terzo album della carriera, arriva a quattro anni dal precedente. «In questo lungo periodo mi sono dedicata alla lettura di poesie. La frequentazione di Emily Dickinson, Sylvia Plath, Cristina Campo, Antonia Pozzi e altre mi ha rinnovato la voglia di partecipare di questa bellezza e di scrivere canzoni», racconta.
Si è da poco laureata in Storia dell’arte con una tesi sulle pratiche sommerse della creatività femminile e sulla questione quote rosa musicali la vede così: «Esprimersi e realizzarsi ● Maria Antonietta (1755-1793) è il nome d’arte scelto da Letizia Cesarini. «La regina di Francia, moglie di Luigi XVI era una straniera nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. Ha catalizzato su di sé l’odio del popolo. L’ho scelta come metafora della semplificazione, della difficoltà del fare arrivare agli altri chi sei» è un diritto-dovere meno facile da esercitare per una donna. Internet e i social hanno tolto dei filtri e ho sperimentato sulla mia pelle reazioni cariche di astio. C’è meno abitudine al fatto che una donna possa avere certe posizioni, magari anche spigolose. Per chi si avvicina a una dimensione pubblica può essere destabilizzante».
«Deluderti» è una raccolta di canzoni che ruotano attorno al senso di inadeguatezza. «Spesso per non deludere gli altri, ma anche noi stessi, semplifichiamo quello che pensiamo. Si diventa adulti quando ci si permette di deludere queste aspettative». Viviamo in un’epoca in cui i social spingono nella direzione opposta, a creare aspettative, a esaltare quello che forse non siamo. «Senza like sembra che non valiamo nulla. Allora penso a Emily Dickinson: avrà pubblicato un paio di poesie quando era in vita, la sua era una ricerca privata».
«Deluderti» non è un disco cupo. Non lo è nella musica perché «ho cercato di tenere luce nei suoni», e non lo è nei testi perché «determinati sentimenti e certe oscurità li esplori se sei nella luce».
Un nome d’arte come il suo, quello vero è Letizia Cesarini, di aspettative ne crea… «È stata una donna che ha sofferto. Era una straniera nel posto sbagliato e nel momento sbagliato: ha catalizzato su di sé l’odio del popolo. L’ho scelta come metafora della semplificazione, «Deluderti» Maria Antonietta, pseudonimo di Letizia Cesarini (30): «Deluderti» è il suo nuovo cd della difficoltà del fare arrivare agli altri chi sei».
Nei testi delle nuove canzoni, che sta portando in tour, c’è una forte presenza della natura: «Vivo nei boschi attorno a Senigallia e vedo il mare: questo ha avuto la sua influenza. E poi la poesia mi ha avvicinato alla teologia del creato. Che per me è il tuo prossimo, un modo per conoscere Dio. Rispetto al passato lo cito meno che ora sento come un interlocutore attraverso la natura». Nel music business la spiritualità non è moneta di scambio. «Niente boicottaggi ma nemmeno approvazioni. A qualcuno è sembrato un elemento estetico, per me è qualcosa che parte dalla fede».
Tutta colpa di papà. Sia per quanto riguarda la musica: «Faceva il deejay a fine anni 70». Sia per quanto riguarda la spiritualità: «Lavora ai musei civici di Pesaro e da piccola andavamo in vacanza a visitare monasteri e pinacoteche: quei luoghi ti mettono in contatto con un’energia bella».