Persino l’incontinenza cambia con la Regione
Una fornitura standard di pannoloni per chi ne ha bisogno (e diritto) viene garantita dai Lea (Livelli essenziali di assistenza) in tutta Italia. In realtà, però, se una Centrale d’acquisto locale fa una gara in cui privilegia troppo il costo a discapito
V Invalidità Per avere diritto gratuitamente agli «ausili assorbenti monouso per incontinenza» occorre la certificazione di uno specialista del Servizio ivere con la paura di non riuscire sanitario a «trattenersi» e di Servizio sanitario nazionale nazionale, emettere cattivi odori durante deve garantite a tutti. In sostanza: dipendente o le normali attività quotidiane devono essere forniti convenzionato, e, se non si è autosufficienti, gratuitamente a chi ne ha diritto, che prescrive dover dipendere anche dall’assistenza cioè chi è affetto da la prestazione di qualcuno. «grave incontinenza urinaria sulla ricetta Sono circa sette milioni gli o fecale cronica», come recita rossa del Ssn. italiani colpiti (con livelli di il DPCM sui Lea, aggiornato Non serve, gravità variabile) da incontinenza l’anno scorso, che definisce quindi, il urinaria o fecale. Spesso, anche l’iter da seguire per riceverli riconoscimento chi ne soffre deve ricorrere (si veda l’infografica). dell’invalidità all’utilizzo degli ausili assorbenti Nel nomenclatore delle civile, come monouso. In italiano protesi e degli ausili (allegato ha chiarito corrente: pannoloni. 2 al DPCM) sono elencati i diversi anche Forse non a tutti è però noto tipi di pannoloni erogabili una circolare che i pannoloni in questione e la loro quantità massima, del Ministero hanno la dignità di dispositivi che varia da 120 a 150 al della Salute medici e rientrano nei mese a seconda del tipo. lo scorso Livelli essenziali di assistenza Fin qui le norme in vigore. giugno. (Lea), le «prestazioni» che il Però, secondo uno studio rea- Le forniture di pannoloni variano persino da un’asl all’altra, così come le modalità di distribuzione (ritiro in farmacia o consegna a casa, di solito ogni tre mesi). E anche i tempi di consegna non sono più certi. lizzato nel 2017 dal Cergas dell’università Bocconi e da Senior Italia Federanziani, in realtà l’assistenza sanitaria fornisce solo il 66% degli ausili davvero necessari, mentre il restante 34% è a carico dei pazienti, che acquistano di tasca propria i pannoloni o perché non bastano quelli della Asl o perché la loro qualità non viene ritenuta sufficiente.
Non basta: le forniture di pannoloni variano da Regione a Regione e persino da un’asl all’altra, così come le modalità di distribuzione (ritiro in farmacia o consegna a casa, di solito ogni tre mesi).
E anche i tempi di consegna non sono più certi. Riferisce Francesco Diomede, presidente di Fincopp, Federazione italiana incontinenti e disfunzioni del pavimento pelvico: «Nei Lea aggiornati non è più previsto il termine di cinque giorni lavorativi dal momento dell’autorizzazione alla fornitura da parte dell’asl. Inoltre molte Centrali di acquisto continuano a fare gare di appalto per la fornitura privilegiando il prezzo a discapito della qualità, che pure è un requisito fondamentale per l’aggiudicazione della gara in base al nuovo Codice degli Appalti. Piuttosto, per risparmiare ed evitare spreco di denaro pubblico, si potrebbero inserire nel repertorio i pannoloni lavabili in una comune lavatrice e prevedere il recupero, da parte delle stesse Asl, dei dispositivi conservati in confezioni integre, non utilizzati perché i pazienti sono deceduti o per altri motivi».
Che il quadro dei percorsi di fornitura attuati dalle diverse Regioni e Asl sia «particolarmente variegato», a partire dalla prescrizione appropriata all’acquisto dei dispositivi medici monouso fino alla loro distribuzione, lo dice anche il «Documento tecnico di indirizzo sui problemi legati all’incontinenza urinaria e fecale», oggetto di un Accordo sancito lo scorso gennaio da Stato e Regioni. Per superare le criticità, vengono date precise indicazioni sulle diverse aree di intervento e le relative azioni da implementare (si veda articolo a destra).
In tema di ausili, cosa prevede l’accordo, che nella versione approvata è una sintesi di quanto contenuto nel documento redatto dal gruppo di lavoro istituito tre anni fa presso il Ministero della Salute, composto da esperti e da rappresentanti di amministrazioni regionali e centrali e dei pazienti?
Ne ha fatto parte anche Roberto Carone, presidente emerito della Fondazione italiana continenza e direttore della struttura complessa di neuro-urologia dell’azienda ospedaliera-universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino, che spiega: «Nel documento originale del tavolo ministeriale si valorizzava la libertà di scelta sia del medico prescrittore, fornendogli strumenti pratici per prescrivere l’ausilio più appropriato, sia del paziente, dandogli la possibilità di esprimere le sue preferenze per il dispositivo più idoneo alla propria condizione e disabilità, anche attraverso l’utilizzo di una sorta di “bonus”».
«Quest’ultimo riferimento manca nel testo approvato — continua Carone —, ma fa riferimento comunque a soluzioni innovative per la fornitura degli ausili nelle diverse fasi. In tale documento sono stati ripresi in ogni caso concetti chiave, come l’omogeneizzazione, dove si indica come priorità l’ottimizzazione e la razionalizzazione del percorso di fornitura degli ausili a partire dalla prescrizione, nonché l’appropriatezza (“fornitura di ausili in termini qualitativi e quantitativi adeguata, appropriata e differenziata per esigenze cliniche ed entità di incontinenza”)».
«L’accordo — conclude lo specialista — segna un passaggio importante perché impegna lo Stato e le Regioni a realizzare davvero le azioni indicate nel documento. Questo ci permette di chiedere che sia davvero attuato in ogni singola realtà territoriale».
Lo studio L’assistenza sanitaria fornisce solo il 66% degli ausili davvero necessari, mentre il restante 34% è, di fatto, a carico dei pazienti