Corriere della Sera

Di Pietro e gli altri noti nella regione ignorata «Attenzione ipocrita, ci prendono in giro»

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Trocino

Silvio Berlusconi che suona il bufù, membranofo­no a frizione, e poi annuncia: «Compro casa a Bagnoli». Matteo Salvini che si entusiasma per la tintilia, vitigno autoctono al quale finora preferiva la Bonarda. Luigi Di Maio che scopre «una regione che ha tantissime potenziali­tà». Eletto Ohio d’italia (ma lì ci sono 11 milioni di abitanti, qui 300 mila, un paio di quartieri di Roma), improvvisa­mente il Molise è il centro del mondo.

Il molisano più famoso, Antonio Di Pietro, è sconcertat­o: «È un’attenzione strumental­e e ipocrita. Mi sento preso in giro. Noi siamo gente pulita, ordinata, perbene. Magari potete dire che io o Biscardi non parliamo bene l’italiano, ma non che abbiamo la mafia».

Famiano Crucianell­i

La mitezza della popolazion­e è diventata subalterni­tà verso dirigenti irresponsa­bili

Quando torna a Montenero di Bisaccia, monta sul trattore: «Ma dal Molise ora se ne vanno tutti, anche i miei nipoti. Non c’è lavoro. E quelle poche strade che ci sono, sono piene di buche: Roma è un paradiso in confronto».

Giampiero Castellott­i, dell’associazio­ne di emigrati a Roma «Forche Caudine» racconta: «Vivono all’estero 80 mila elettori su 331 mila. Il più noto è Robert De Niro, iscritto nelle liste elettorali di Ferrazzano». Il Molise è talmente piccolo e ignorato, che la frase «Il Molise non esiste» è diventata uno slogan e un libro fortunato di Enzo Luongo. Non si contano gaffe e battute. Da Joe Bastianich: «Campobasso? Un posto sfigato». A Beppe Grillo: «Sono venuto in treno a Campobasso. Sono partito ieri». Da Maurizio Crozza che imita Renzi: «Non so dov’è il Molise, Delrio si sta documentan­do». A Giorgio Napolitano, che ha visitato tutte le regioni d’italia, tranne questa.

L’attore di teatro Pierluigi Giorgio, tornato da dieci anni: «È peggio di prima, qui tutto si confonde, tutti sono parenti». E molti votano, come titola un sito locale, a «fratecugin­o». Per questo, Di Battista a Termoli urlava: «Se un vostro cugino vi chiede il voto, mandatelo affanculo». Racconta il giornalist­a Domenico Iannacone: «Il governator­e uscente Frattura, figlio di Dc, è passato da FI al Pd». E ora? «Ora mi sento come un marziano dell’ohio. Ma se ne andranno tutti, come sono arrivati. Esistiamo solo per la vittoria del Campobasso con la Juve di Platinì. Per la nevicata record a Capracotta. E ora, forse, per-

ché saremo la prima regione M5S». Intanto le fabbriche chiudono: la Gam di Bojano (ma era di proprietà della Regione, che gestiva polli e assumeva, facendo debiti enormi), lo zuccherifi­cio di Termoli, l’itr Moda di Isernia.

Per Famiano Crucianell­i, ex Prc e Pd, c’è una questione antropolog­ica: «La mitezza della popolazion­e è diventata subalterni­tà, acquiescie­nza. Non c’è rabbia, che è un bene. Ma questo ha impedito sane ribellioni contro una classe dirigente irresponsa­bile». L’eterno dubbio: colpa dei politici o della società civile? Difficile dirlo. Intanto spopola una vecchia battuta, sempre valida: «In Molise la metà degli abitanti si candida, l’altra metà non va a votare».

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Ex deputato Famiano Crucianell­i, 70 anni Giornalist­a Domenico Iannacone, 56 anni
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Ex ministro Antonio Di Pietro, 67 anni

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