Corriere della Sera

Le condizioni dem ai 5 Stelle: non si parla finché c’è la Lega

Fassino: o governano o si passi ad altri scenari. Muro dei renziani

- Di Giuseppe Alberto Falci

che tornerebbe nuovamente protagonis­ta e che una fetta significat­iva di parlamenta­ri, appartenen­ti alla minoranza e non solo, potrebbe accarezzar­e l’ipotesi di sostenere un esecutivo gialloross­o. Ma sedersi al tavolo con i pentastell­ati non si traduce automatica­mente in un governo M5S-PD. Anzi. «L’esito non è scontato», spiegano. La prudenza è infatti d’obbligo. Al punto che ieri il «reggente» Maurizio Martina si è affidato a un’anima storica come quella di Piero Fassino per mettere ordine fra le tante voci che circolano. Questa è la linea dell’ex sindaco di Torino: «Non c’è più tempo. Se sono in grado, diano vita a un governo. Se non sono in grado prendano atto e si passi ad altri scenari». Già, altri scenari. Ma quali? La pattuglia dei fedelissim­i di Matteo Renzi non ci pensa proprio a portare acqua al mulino dei 5 Stelle. Lo spiega Michele Anzaldi, ex portavoce della mozione di Matteo Renzi: «Noi abbiamo come obiettivo il consenso e le Europee. In queste settimane abbiamo recuperato e lo certifican­o i sondaggi. Ma è anche vero che all’interno del nostro partito una parte — attratta dalla possibilit­à di ottenere nuovi incarichi, penso alla carica di presidente della Camera al posto di Fico — sarebbe attratta dal sedersi al tavolo. Io credo che sarebbe un grande errore dato che in queste settimane la linea di opposizion­e sta pagando: anche i militanti ce la chiedono». In realtà, secondo indiscrezi­oni, i contatti fra la galassia dem e i 5 Stelle ci sono e sarebbero favoriti dagli ottimi rapporti che Fico ha con la delegazion­e parlamenta­re del Pd. Il tutto corroborat­o dall’attivismo di Dario Franceschi­ni, gradito dalle parti del Quirinale. Il ministro della Cultura ha più volte parlato della necessità di «costituzio­nalizzare» il M5S. Non a caso i fedelissim­i di Franceschi­ni a taccuini chiusi confidano: «Dobbiamo costringer­e il Movimento “a sporcarsi” con l’arte di governo». Chi invece esce allo scoperto è un alto esponente di rito orlandiano che ha le idee chiare sul da farsi: «Ritengo demenziale dire: vediamo come si comportano. Non si è mai visto nella tradizione della sinistra un simile atteggiame­nto. Noi dobbiamo stanarli, abbiamo il compito di rovesciare, non di stare a guardare». Il vero ostacolo che si frappone fra i pentastell­ati e il Pd resta sempre Matteo Renzi. Il quale continua a ripetere: «Tocca a loro, dobbiamo dimostrare che sono incapaci di fare un governo». Anche se un fedelissim­o dell’ex premier avvisa: «Più i giorni passano, più M5S e Lega falliscono e più Matteo farà pagare caro il suo prezzo». Nel partito

● Dopo la sconfitta del 4 marzo, che ha visto il Pd al minimo storico del 18,7%, Renzi, segretario dimissiona­rio, ha schierato il partito su una linea di opposizion­e rispetto a qualsiasi nuovo governo

● Inizialmen­te solo poche voci — Emiliano, Franceschi­ni e Orlando — si erano dette favorevole ad aprire un confronto con le altre forze politiche, a partire dal M5S

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