Le condizioni dem ai 5 Stelle: non si parla finché c’è la Lega
Fassino: o governano o si passi ad altri scenari. Muro dei renziani
che tornerebbe nuovamente protagonista e che una fetta significativa di parlamentari, appartenenti alla minoranza e non solo, potrebbe accarezzare l’ipotesi di sostenere un esecutivo giallorosso. Ma sedersi al tavolo con i pentastellati non si traduce automaticamente in un governo M5S-PD. Anzi. «L’esito non è scontato», spiegano. La prudenza è infatti d’obbligo. Al punto che ieri il «reggente» Maurizio Martina si è affidato a un’anima storica come quella di Piero Fassino per mettere ordine fra le tante voci che circolano. Questa è la linea dell’ex sindaco di Torino: «Non c’è più tempo. Se sono in grado, diano vita a un governo. Se non sono in grado prendano atto e si passi ad altri scenari». Già, altri scenari. Ma quali? La pattuglia dei fedelissimi di Matteo Renzi non ci pensa proprio a portare acqua al mulino dei 5 Stelle. Lo spiega Michele Anzaldi, ex portavoce della mozione di Matteo Renzi: «Noi abbiamo come obiettivo il consenso e le Europee. In queste settimane abbiamo recuperato e lo certificano i sondaggi. Ma è anche vero che all’interno del nostro partito una parte — attratta dalla possibilità di ottenere nuovi incarichi, penso alla carica di presidente della Camera al posto di Fico — sarebbe attratta dal sedersi al tavolo. Io credo che sarebbe un grande errore dato che in queste settimane la linea di opposizione sta pagando: anche i militanti ce la chiedono». In realtà, secondo indiscrezioni, i contatti fra la galassia dem e i 5 Stelle ci sono e sarebbero favoriti dagli ottimi rapporti che Fico ha con la delegazione parlamentare del Pd. Il tutto corroborato dall’attivismo di Dario Franceschini, gradito dalle parti del Quirinale. Il ministro della Cultura ha più volte parlato della necessità di «costituzionalizzare» il M5S. Non a caso i fedelissimi di Franceschini a taccuini chiusi confidano: «Dobbiamo costringere il Movimento “a sporcarsi” con l’arte di governo». Chi invece esce allo scoperto è un alto esponente di rito orlandiano che ha le idee chiare sul da farsi: «Ritengo demenziale dire: vediamo come si comportano. Non si è mai visto nella tradizione della sinistra un simile atteggiamento. Noi dobbiamo stanarli, abbiamo il compito di rovesciare, non di stare a guardare». Il vero ostacolo che si frappone fra i pentastellati e il Pd resta sempre Matteo Renzi. Il quale continua a ripetere: «Tocca a loro, dobbiamo dimostrare che sono incapaci di fare un governo». Anche se un fedelissimo dell’ex premier avvisa: «Più i giorni passano, più M5S e Lega falliscono e più Matteo farà pagare caro il suo prezzo». Nel partito
● Dopo la sconfitta del 4 marzo, che ha visto il Pd al minimo storico del 18,7%, Renzi, segretario dimissionario, ha schierato il partito su una linea di opposizione rispetto a qualsiasi nuovo governo
● Inizialmente solo poche voci — Emiliano, Franceschini e Orlando — si erano dette favorevole ad aprire un confronto con le altre forze politiche, a partire dal M5S