Corriere della Sera

Gli tolgono la maglia per pulire la lavagna Il 17enne aggredito: «Adesso ho paura»

Lecce, un compagno ha mandato il video alla madre

- Riccardo Bruno

Lo schema è quello solito. Uno studente viene preso in giro, aggredito dai compagni in classe. Altri riprendono la scena con un telefonino, il filmato diventa pubblico. Ma in questo caso, avvenuto in un istituto superiore di Lecce, chi ha girato quelle immagini non l’ha fatto per amplificar­e il dileggio, ma per fermare i bulli.

È stato infatti un compagno a inviare alla madre del ragazzo, tramite un messaggio Whatsapp, il breve video, appena 14 secondi. Non è particolar­mente violento, almeno rispetto ai tanti altri purtroppo visti negli ultimi tempi. Si vede un ragazzo che brandisce una sedia, mima di colpire il compagno, forse solo per intimorirl­o, e intanto lo prende a calci. L’altro non reagisce, è inerme, l’aggression­e davanti alla lavagna sembra finire qui.

Dopo aver visto il filmato, alla madre sono tornate in mente tutte le stranezze del figlio, 17 anni, in questo ultimo anno scolastico, il terzo in un istituto tecnico. «Il ragazzo spesso è tornato a casa con dei lividi sul corpo e sulle gambe — racconta l’avvocato Giovanni Montagna, legale della famiglia —. Lui si è giustifica­to dicendo che se li era procurati facendo educazione fisica. Ma non c’era solo questo. Era sempre andato bene a scuola, un rendimento eccellente. E invece quest’anno c’è stato un calo netto, improvviso».

La madre a questo punto ha insistito con il figlio, che anche di fronte al video avrebbe cercato di minimizzar­e, di negare che fosse stato preso di mira da uno o più compagni. «È un ragazzo molto introverso, i suoi silenzi fanno perfino tenerezza — spiega l’avvocato —. Però alla fine ha raccontato anche un altro episodio di cui è stato vittima. Gli hanno preso la maglietta e l’hanno usata come spugna per cancellare le scritte alla lavagna».

Per questo la famiglia dello studente, figlio unico, si è rivolta all’avvocato che ha contattato il preside della scuola. «Ha subito condannato quanto è successo — spiega l’avvocato Montagna — e avviato quanto di propria competenza, in attesa di chiarire le esatte responsabi­lità». La famiglia ha anche presentato una denuncia alla Procura della Repubblica di Lecce, che adesso dovrà decidere se trasmetter­e il fascicolo alla Procura per i minorenni. «Mi auguro che si possa rapidament­e accertare quanto è avvenuto — aggiunge l’avvocato —. E spero anche il ragazzo sia ascoltato il prima possibile, assistito da uno psicologo, affinché possa rivelare tutto quanto gli è capitato».

Ieri, dopo che la notizia era stata pubblicata sul Quotidiano di Lecce e presto diffusa sui tg nazionali, il ragazzo non ha nascosto le sue preoccupaz­ioni sia ai genitori che all’avvocato. «Ho paura di tornare in classe, cosa debbo fare?» ha chiesto. «Gli abbiamo risposto che deve andare a testa alta, che non è lui che deve vergognars­i».

Sicurament­e non è solo, non tanto perché adesso può contare sui genitori e sul sostegno delle istituzion­i. Di certo accanto a lui c’è anche quel compagno o quei compagni che hanno usato il telefonino non per ridicolizz­arlo sul web, ma per aiutarlo a tirare fuori quel coraggio che forse da solo non avrebbe mai trovato.

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