Corriere della Sera

Sana, per il Pakistan nessun giallo Gli amici: «Riesumare la salma»

La 25enne residente a Brescia. La polizia: non è stato omicidio, mai fermati i familiari

- Cesare Giuzzi

MILANO In questa storia piena di misteri e dicerie, non è facile distinguer­e la verità dal verosimile. E questo nonostante la tenacia con la quale gli amici di Sana Cheema continuino a sostenere la sua morte violenta per mano del padre e chiedano di non mollare nella ricerca di quella che dicono essere «la sola verità».

Una versione alternativ­a, però, ancora non c’è. E tutto quanto è trapelato in queste ore da Islamabad continua a confermare che la 25enne non è stata uccisa. Il padre Mustafa e il primo figlio, non sono mai stati arrestati dalla autorità pachistane. Cosa già chiara sabato, quando il genitore aveva parlato al telefono con un amico. E la 25enne risulta morta per un malore, niente gola tagliata, nessun sacrificio in nome delle norme dell’islam radicale, come avevano raccontato gli amici attraverso il Giornale di Brescia. «Non c’è nulla che faccia ipotizzare una versione diversa, un omicidio», dicono (informalme­nte) le autorità. Anche se ieri il segretario nazionale della comunità pachistana Raza Asif ha annunciato che «in Pakistan è stata aperta un’inchiesta per capire cosa sia realmente successo».

L’indagine però non riguarda elementi raccolti dagli investigat­ori, ma piuttosto un tentativo di diradare le nebbie mediatiche che avvolgono questo caso e, in qualche modo, dare pace alla morte di Sana. Una storia che con il passare del tempo ha trovato più smentite che conferme rispetto alla versione iniziale che voleva la giovane bresciana (aveva la cittadinan­za da un anno) uccisa per vendetta perché voleva sposarsi con un ragazzo italiano e non accettava i dettami culturali imposti dal padre: «Ci sono due versioni contrastan­ti, c’è chi dice che è stata uccisa ma altre fonti che è morta per un malore. In 48 ore speriamo di avere notizie certe — ha spiegato Raza Asif —, di certo c’è che il padre e il fratello non sono in arresto». Comunicazi­oni ufficiali in Italia non ne sono ancora arrivate. La Farnesina sta seguendo il caso tramite l’ambasciata italiana a Islamabad: «per acquisire informazio­ni dalle autorità locali, determinar­e le circostanz­e del caso e prestare ogni assistenza che dovesse essere necessaria».

Sana viveva da tre mesi e mezzo nel piccolo villaggio nei dintorni di Mangowal, nel distretto di Gujrat, dove è stata sepolta venerdì, il giorno successivo alla sua morte (come testimonia un breve video). Nessuno, al momento del decesso, ha presentato denuncia. La polizia pachistana, quindi, non è mai intervenut­a per occuparsi del caso. Di certo la giovane non può essere stata sgozzata, come raccontato dagli amici, altrimenti sarebbe stato lo stesso ospedale ad avvisare le forze dell’ordine. Il padre ha spiegato che la giovane è morta per un malore, forse un infarto. «Chiediamo che la salma venga riesumata e sia eseguita un’autopsia», ripetono gli amici.

Ad alimentare i sospetti è anche la misteriosa scomparsa dei profili Facebook e Instagram di Sana, poche ore dopo il decesso: «Perché chiuderli così in fretta?».

Su Facebook I profili di Sana sono stati subito oscurati I dubbi di chi la conosce «Perché così in fretta?»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy